Gennaio 2022

Meditazione per sacerdoti, consacrati, laici

 

La spiritualità missionaria e la spiritualità eremitica hanno molto in comune
(Beato Paolo Manna)
Il missionario di fronte a Marta e Maria: la preghiera come medicina che cura l’affannarsi per molte cose

 

Dal Vangelo secondo Luca

«Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”». (Lc 10,38-42)

 

Dal Magistero della Chiesa

«Il missionario, animato da viva fede e da incrollabile speranza, sia uomo di preghiera». (Conc. Vat. II, Decreto sull’attività missionaria della chiesa, Ad Gentes, n. 25)

«Da dove viene la preghiera dell'uomo? Qualunque sia il linguaggio della preghiera (gesti e parole), è tutto l’uomo che prega. Ma, per indicare il luogo dal quale sgorga la preghiera, le Scritture parlano talvolta dell’anima o dello spirito, più spesso del cuore (più di mille volte). È il cuore che prega. Se esso è lontano da Dio, l’espressione della preghiera è vana». (Catechismo della chiesa cattolica, n. 2562)

«In realtà la missione apostolica, prima che nell’azione, consiste nella testimonianza della propria dedizione piena alla volontà salvifica del Signore, una dedizione che si alimenta alle fonti dell’orazione e della penitenza». (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Vita Consecrata, n. 44)

«La preghiera è l’anima dell’apostolato, ma anche che l’apostolato vivifica e stimola la preghiera». (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Vita Consecrata, n. 67)

«È lo Spirito Santo l’anima e l’animatore della spiritualità cristiana, per questo occorre affidarsi alla sua azione che parte dall’intimo dei cuori, si manifesta nella comunione, si dilata nella missione. È necessario quindi aderire sempre di più a Cristo, centro della vita consacrata e riprendere con vigore un cammino di conversione e di rinnovamento che, come nell'esperienza primigenia degli apostoli, prima e dopo la sua risurrezione, è stato un ripartire da Cristo». (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Ripartire da Cristo. Un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio, n. 20-21)

«Il tempo è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. […] Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci». (Papa Francesco, Esortazione Apostolica, Evangelii Gaudium, n. 222-223)

 

Dagli scritti del Beato padre Paolo Manna

«La spiritualità missionaria e la spiritualità eremitica hanno molto in comune». (P. Manna, Esci dalla tua terra, Napoli 1977, p. 20)

«Perché […] tanti circoli, tanti convegni, tante conferenze, tanti congressi, tanta stampa, […], tanta ricchezza di funzioni liturgiche non portarono finora alla vita religiosa del popolo cristiano tutto il vantaggio che si aveva diritto di sperare? [...] Si giunge ad omettere la preghiera... per poter salvar maggior numero di anime [...]. Siamo di fronte all’eresia dell’azione: infatti, […] l’attività esteriore è un nulla, qualora la si consideri senza il suo contenuto divino». (P. Manna, Virtù Apostoliche, Milano 1944, pp. 191-192)

«Si lavora, sì, e tante volte con il fine, pur buono, di salvare anime, di stabilire cristianità; ma per mancanza di spirito di fede, non tenuto vivo dall’orazione, si trattano i ministeri, le opere dell’apostolato, come si trattano gli affari terreni, con vedute e metodi troppo umani: ci si appoggia troppo a mezzi terreni e sulla propria abilità ed energia». (P. Manna, Virtù Apostoliche, Milano 1944, p. 199)

«Il missionario è Maria nella contemplazione, è Marta nell’azione esteriore. Il missionario che volesse fare solo la parte di Marta è riprovato da nostro Signore, non è benedetto e non conclude nulla». (P. Manna, Virtù Apostoliche, Milano 1944, p. 200)

«Ma temo, temo assai possiate essere anche voi toccati da quello spirito tutto moderno di eccessivo e vuoto affaccendamento, di grande divagamento che tenta penetrare anche nel Santuario, anche nelle attività missionarie. Miei cari, lo dico a tutti, il pericolo è grave: è nel aria, è nel tempo è nella vita. Difendiamoci da questo e teniamoci invece a conservare lo spirito del nostro Signore. Amiamo quindi il raccoglimento, diamo sempre il primo posto, nella nostra giornata, alla meditazione, alla nostra buona ora di meditazione, coltiviamo la vita interiore, e poi siamo santamente operosi. [...] Orazione e azione. Prima orazione e poi azione».  (P. Manna, Chiamati alla santità, Napoli 1977, p. 265)

«La vita sacerdotale [missionaria] è complessa; dicesi vita mista, perché è composta di vari elementi: contemplazione e azione. Disgraziatamente noi siamo inclini a dar maggior valore alla parte materiale e tangibile, all’azione con danno della parte spirituale, invisibile ma pur sostanziale ed essenziale. Di qui, non equilibrando bene le parti, si ha il disordine. Trascurando l’elemento spirituale e facendo prevalere quello materiale ed esterno, materializziamo il santo mistero, che perde di efficacia e diamo luogo ad una attività che sembrerà apostolica, ma è un surrogato di natura inferiore e di scarsa efficacia». (P. Manna, Chiamati alla santità, Napoli 1977, p. 77)

«Guai se l’apostolato diventasse fine a se stesso e non esaminasse giorno per giorno se quello che fa è tutto quello che può fare, ed il meglio che può fare per la causa di Dio!» (P. Manna, Osservazioni sul metodo moderno di evangelizzazione, Bologna 1979, p. 37)

 

Domande per la riflessione

  • Quanto spesso ricordo nella preghiera le persone che servo nell’apostolato?
  • Le omelie, le catechesi, la guida degli incontri, gli articoli, le conferenze, sono precedute dalla preghiera?
  • Nella mia quotidianità c’è un sano equilibrio tra attività e preghiera?

 

PREGHIERA

Respira in me, Spirito Santo,
perché io pensi ciò che è santo.
Spingimi tu, Spirito Santo,
perché io faccia ciò che è santo.
Attirami tu, Spirito Santo, perché io ami ciò che è santo.
Fortificami tu, Spirito Santo,
perché io custodisca ciò che è santo.
Aiutami tu, Spirito Santo,
perché io non perda mai ciò che è santo
Amen.
Sant’Agostino