
IV Domenica di Avvento (Anno B)
2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16;
Sal 88;
Rm 16,25-27;
Lc 1,26-38
COMMENTARIO BIBLICO-MISSIONARIO
«Al sesto mese» - L’inizio peculiare della missione del Verbo fatto carne
Come il Direttorio omiletico rileva, «con la IV Domenica di Avvento, il Natale è ormai prossimo. L’atmosfera della liturgia, dagli accorati appelli alla conversione si sposta sugli eventi che circondano da vicino la nascita di Gesù» (DO 96). Così, il Vangelo odierno ci propone di meditare di nuovo sul bellissimo e conosciutissimo racconto evangelico dell’Annunciazione dell’angelo a Maria. Anche se si tratta di un brano più volte ascoltato e letto e meditato, se lo rileggiamo ancora sotto la guida dello Spirito e con l’attenzione particolare su alcuni dettagli apparentemente poco significativi e spesso tralasciati, possiamo comprendere di più il messaggio spirituale che la Parola di Dio vuole insegnarci oggi per avere i giusti atteggiamenti per accogliere il bambino divino, “colui che viene” a salvare il mondo.
1. «Al sesto mese». Le coordinate temporali fondamentali dell’incarnazione del Figlio di Dio
Quando è avvenuto l’evento dell’Annunciazione e quindi dell’Incarnazione di Dio nel grembo di Maria? Il Lezionario liturgico latino, che le traduzioni in varie lingue seguono, offre la solita indicazione temporale generica all’inizio del racconto: In illo tempore “in quel tempo”. Tuttavia, se leggiamo la narrazione così come è nel Vangelo di san Luca, tutto comincia con una precisa nota sul tempo: «Al sesto mese». Tale accenno, apparentemente insignificante e quindi ignorabile, risulta in realtà assai interessante e importante, perché ci aiuta a comprendere ulteriormente il significato teologico dell’evento in questione.
A questo proposito, va precisato subito che sul piano letterario l’espressione «Al sesto mese» si riferisce chiaramente al tempo dell’attesa di Elisabetta, perché si collega con le frasi in precedenza nel Vangelo di Luca che chiudono l’episodio dell’annunciazione dell’angelo a Zaccaria: «Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi» (Lc 1,24). E quindi, successivamente, «Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio…» (Lc 1,26). Di più, il riferimento al tempo di gestazione di Elisabetta verrà poi ricordato ancora nelle parole dell’angelo a Maria: «questo è il sesto mese per lei [Elisabetta], che era detta sterile» (Lc 1,26).
La ripetizione del contesto temporale dell’incarnazione di Gesù sembra andare oltre una semplice notizia di cronache e va oltre il riferimento alla situazione concreta di Elisabetta. Tant’è vero che san Luca stesso ha voluto rimanere nel generico con l’indicazione iniziale del tempo senza nessuna precisazione: «Al sesto mese». Così, teologicamente e spiritualmente si può “afferrare” un messaggio teologico e spirituale recondito (direi “subliminale”!): nel momento dell’Annunciazione e quindi dell’Incarnazione di Dio, non solo Elisabetta, ma anche e soprattutto tutto il mondo è al suo “sesto” mese. Qui, ricordiamo che se nella Bibbia il numero sette simboleggia completezza e perfezione (perché all’inizio Dio ha creato tutto in sette giorni), il numero sei è il simbolo dell’imperfezione e dell’incompletezza. In questo modo, possiamo comprendere il valore altamente simbolico del tempo di “sesto mese” in cui Gesù il Figlio di Dio si è incarnato in Maria. Egli è entrato nel mondo, quando esso tutto è immerso nella sua imperfezione del “sesto mese”, per portarlo alla fase successiva, al “settimo” mese della perfezione e completezza della creazione divina. Con Lui, in altri termini, si inaugura il nuovo tempo dell’umanità, quello “settimo” definitivo in cui tutti sono invitati, chiamati a entrare nella pace e gioia perfetta di Dio.
2. L’ulteriore chiarimento sulla missione del Figlio di Dio che è l’inaugurare l’era della perfezione per l’umanità
Ma è vera tutta quest’interpretazione sul significato temporale dell’incarnazione di Gesù? Non è tutto fantascienza spirituale in base di un (debole) simbolismo numerico? Qualcuno potrebbe obiettare così. A tale proposito, va sottolineato che la stessa visione dell’entrata di Gesù nel mondo come l’inizio del tempo della perfezione si trova anche nelle due genealogie di Gesù nei Vangeli Matteo e Luca con l’accentuazione particolare sui numeri simbolici delle generazioni sino a Gesù. Il primo, san Matteo, calcola 42 le generazioni da Abramo a Gesù, vale a dire 6x7, e così con Gesù tutto si entra nel periodo di 7x7. L’evangelista Luca, invece, pur offrendo una genealogia molto differente da quella matteana in forma e nomi, indica in totale 77 generazioni da Gesù fino ad Adamo, primo uomo e “figlio di Dio” (Lc 3,38). Rimane così sempre sul simbolismo del numero sette per caratterizzare il tempo della generazione di Gesù. Del resto, il primo annuncio pubblico di Gesù secondo il Vangelo di Marco riguarderà proprio la completezza del tempo dell’umanità e quindi l’inaugurazione del tempo definitivo del Regno di Dio: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino [letteralmente: si è avvicinato]» (Mc 1,15).
Proprio in quest’ottica, nell’annuncio a Maria l’angelo Gabriele spiega anzitutto l’identità del nascituro in Lei e da Lei. Egli è “grande” e “santo” “figlio di Dio altissimo” a cui è Dio ora darà il suo regno in eterno. Sarà quindi il vero “primogenito” di Dio, il Figlio diletto e perfetto. In Lui Dio si è totalmente compiaciuto e con Lui l’umanità intera sarà riportata alla perfezione nel suo regno nella pienezza dei tempi. Si intravede così nell’annunciazione dell’angelo l’inizio della formazione dell’Uomo perfetto che compirà la missione divina di richiamare e riportare ogni uomo/donna allo splendore di essere santi e immacolati nell’amore dinanzi a Dio (cf. Col 1,22). Tant’è vero che Egli stesso esorterà tutti i suoi ascoltatori: “Siate perfetti, come perfetto è il vostro Padre celeste” (Mt 5,48).
3. L’atteggiamento umile di Maria che ha reso “possibile” la missione di Dio in Lei e con Lei.
In base di quanto riflettuto sopra, possiamo vedere in un’altra luce il significato delle parole di Maria all’angelo. Come tutto il mondo, immerso nel suo “sesto” mese in attesa di “Colui che viene” per portarlo alla perfezione in Dio, anche Maria si trova in questo “stato” incompleto di creatura, pur essendo già “piena di grazia” secondo quanto affermato dall’angelo. Ed Ella riconosce con tutta semplicità il proprio stato di incompletezza di fronte al piano di Dio per Lei: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»
Non sarà il caso di vedere in questo “non conosco uomo” di Maria una specie di dichiarazione del voto segreto di castità perpetua per Dio (come per una persona consacrata nella nostra tradizione cristiana), perché non esisteva nella tradizione giudaica. Si tratta piuttosto di una costatazione dello stato attuale di Maria che avrà duplice significato. Da un canto, Maria conferma un dato di fatto fisico reale di essere vergine fidanzata di Giuseppe ma prima del matrimonio ufficiale per “conoscersi” tra loro come moglie e marito. Dall’altro canto, spiritualmente parlando, le parole di Maria manifestano umilmente la propria condizione esistenziale incompleta per realizzare il piano divino appena annunciato a Lei. Si tratta di un atto di riconoscere i propri limiti e al contempo di aprirsi all’ulteriore rivelazione ed azione divina, senza mai dubitare il progetto che Dio vuole realizzare. Così, la risposta finale di Maria a Dio dopo la spiegazione successiva dell’angelo non significa che Ella abbia compreso tutto il mistero divino, bensì esprime un’adesione totale al progetto inaudito di Dio con e in Lei in base alla fiducia incondizionata di una “serva” nel suo Signore: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
L’atteggiamento umile di Maria ha reso “possibile” la missione di Dio in Lei e con Lei. Esso sarà anche espressione dell’intelligenza della fede che c’è in questa Donna, pur giovane di età ma già “piena di grazia” per singolare operazione di Dio. Anche oggi, alla vigilia del Natale del Signore, tutti noi, fedeli, siamo chiamati a rimetterci umilmente nel nostro “sesto” mese, riconoscendo la nostra povera condizione umana, imperfetta e incompleta, per lasciare entrare il Signore in noi con la sua grazia, per lasciarci condurre da Lui allo stato della perfezione divina nel suo Regno.
O Emmanuel, Rex et legifer noster,
expectatio gentium, et Salvator earum:
veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.
O Emmanuele, nostro re e legislatore,
speranza delle genti, e loro Salvatore:
vieni e salvaci, Signore, nostro Dio.