Epifania del Signore (Anno C)

05 gennaio 2022

Is 60,1-6
Sal 71
Ef 3,2-3. 5-6
Mt 2,1-12

Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

 

COMMENTO BIBLICO-MISSIONARIO

«Il Natale, iniziato il 25 dicembre, raggiunge il suo apice oggi, nel giorno dell’Epifania: Cristo rivelato a tutte le genti», come spiega con autorità il Direttorio omiletico della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (n. 125; corsivo nostro). Perciò, «l’ascolto della loro proclamazione [delle tre letture della messa] e, con l’aiuto dello Spirito, la loro più profonda comprensione danno luogo alla celebrazione dell’Epifania. La Parola santa di Dio svela al mondo intero il significato fondamentale della nascita di Gesù Cristo».

L’Epifania in alcuni paesi è celebrata il 06/01, ma in molti altri si festeggia in una domenica tra il 02 e l’08/01 (e in quest’anno 2022 cade il 02/01). È una solennità tutta missionaria per natura, perché celebra, tra l’altro, l’evento della venuta dei tre Magi dal lontano Oriente per adorare il bambino Gesù, riconoscendo in Lui il re e il salvatore divino. Afferma, in fatti, il Catechismo della Chiesa Cattolica: «In questi “magi”, che rappresentano le religioni pagane circostanti, il Vangelo vede le primizie delle nazioni che nell’incarnazione accolgono la Buona Novella della salvezza» (n. 528). Si tratta quindi del mistero della manifestazione/rivelazione di Cristo Signore ai “non-Israeliti” e al contempo del riconoscimento da parte di questi ultimi di Cristo come Signore, come espresso magnificamente da san Paolo nella seconda lettura: «[il mistero] che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità [di Israele]». È allora anche la Festa delle missioni, soprattutto di quelle in Oriente, e non a caso la grande società missionaria Missions Etrangères de Paris (MEP) ha scelto il giorno dell’Epifania per la sua Festa patronale annuale. Tanti auguri!

Nelle letture di oggi, tre punti sono particolarmente significativi e riguardano tre misteri da approfondire.

1. Il mistero della stella che guida. È il mistero “numero uno” in questa solennità, perché ha suscitato sempre curiosità, immaginazione, discussione. Senza entrare nei dettagli del dibattito (vi risparmio il tempo per le cose più serie!), bisogna riconoscere il carattere misterioso e per certi versi miracoloso della stella secondo il racconto evangelico. È apparsa nel cielo (d’Oriente), ma scomparsa sopra Gerusalemme, e poi è rispuntata quando i magi sono partiti e li ha guidati fino proprio «sopra il luogo dove si trovava il bambino». L’ultimo punto è fondamentale per affermare la natura del tutto “soprannaturale” della stella, perché effettivamente una tale stella si dovrebbe essere abbassata abbastanza dall’alto dei cieli per indicare con esattezza, senza equivoci, il “luogo” del bambino. Sarebbe utile qui richiamare quanto affermato in una meditazione precedente: “i racconti evangelici sono scritti per trasmettere soprattutto i messaggi teologici spirituali, e non offrire i dettagli di quanto accaduto come in una registrazione video/audio per soddisfare la curiosità dei lettori”. Quale allora è il messaggio che il vangelo vuole trasmettere nel mistero della stella?

Il percorso della stella nella narrazione evangelica sembra suggerire quest’interpretazione: la stella è un importante segno di Dio nella creazione che illumina la mente degli uomini, li ispira e li guida all’incontro con Lui stesso in Gesù, Dio fatto uomo. Tuttavia, per arrivare sino alla fine, tale segno della creazione dovrà necessariamente essere integrato e completato con le indicazioni della Parola di Dio stesso rivelata nella Sacra Scrittura. Ciò viene sottolineato magistralmente da Papa Benedetto XVI: «Il linguaggio del creato ci permette di percorrere un buon tratto di strada verso Dio, ma non ci dona la luce definitiva. Alla fine, per i Magi è stato indispensabile ascoltare la voce delle Sacre Scritture: solo esse potevano indicare loro la via. È la Parola di Dio la vera stella, che, nell’incertezza dei discorsi umani, ci offre l’immenso splendore della verità divina» (Omelia, 6 gennaio 2011). Anzi, potremmo aggiungere, in base ai dettagli del racconto evangelico, che nell’ultimo tratto da Gerusalemme a Betlemme, suggerito dalla Scrittura, la stella di nuovo ha preso il ruolo di guida per i Magi: «li precedeva», dice il vangelo, sulla strada verso l’incontro con Gesù! Il segno della natura collabora armoniosamente con quello della Scrittura e tutti e due si rivelano fondamentali nella preparatio evangelica “preparazione evangelica” per incontrare Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Sono ambedue valide vie da tener presenti nella missione di evangelizzazione, le quali si aiutano e si arricchiscono a vicenda nel cammino dei popoli verso Gesù, la Via al Padre.

Quanto rilevato ha ancora un’altra importante delucidazione per i discepoli di Cristo, che vanno in terre lontane per la missione tra le popolazioni che forse non hanno mai sentito parlare né di Gesù né di Dio d’Israele. Non saranno loro i primi a riportare questa gente a Cristo, ma Dio stesso li ha sempre preceduti in modo misterioso e con le vie-stelle solo a Lui note. Bisogna riconoscere il mistero della stella che Dio manda per guidare uomini e donne di ogni luogo e di ogni generazione al suo Figlio. Riconoscere il mistero per collaborare, nell’umiltà e gratitudine, con il piano di Dio che ci sovrasta e sorprende sempre, e ciò in tutto il processo dalla seminazione alla vendemmia dei frutti maturi della piena adesione a Cristo. «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere» (1Cor 3,6-7).

2. Il mistero del bambino, la vera stella! La stella che ha accompagnato i Magi «si fermò» sopra e sottinteso fuori la casa, lasciandoli entrare dove «videro il bambino con Maria sua madre». La scena finale dell’adorazione dei Magi è bellissima e fortemente suggestiva, seppur descritta in poche parole e tutta muta! Ci vuole quindi un silenzio meditativo della mente e dei sensi, magari ancora davanti al presepe, per entrare nel silenzio mistico in cui si avvolge l’episodio e per notare un dettaglio apparentemente banale ma teologicamente importante: la stella, protagonista finora dell’episodio, rimane non solo fuori del luogo del bambino, ma anche fuori dal racconto! In altre parole, da quel momento in poi, la stella sparisce totalmente dalla scena. Ovviamente, essa logicamente non appare nel racconto di ciò che accadeva nella casa, perché non poteva entrarci con i Magi (a causa della sua grandezza naturale!); nondimeno, curiosamente essa non è menzionata neanche dopo, quando «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese», perché poteva e doveva guidarli. (Se fossero tornati per la stessa strada da cui erano venuti, sarebbe stato comprensibile che la stella non servisse più, perché avrebbero saputo già dove andare!).

A quanto pare, quella stella del cielo che ha portato i Magi al bambino non è più menzionata, non solo perché ha già felicemente compiuto la sua missione, ma anche e soprattutto perché quel bambino, futuro re messia d’Israele, ora è la vera stella in carne e ossa davanti agli occhi dei visitatori illustri provenienti dall’Oriente. Questi ultimi, come indicato dall’evangelista, sono venuti ad adorarlo dopo aver visto “la sua stella”, dove l’aggettivo possessivo “sua” indica grammaticamente una stretta relazione di possesso tra la persona e l’oggetto, ma implica sul piano teologico-spirituale anche una quasi identificazione tra loro. Tant’è vero che, solo alla fine del cammino da Gerusalemme a Betlemme (e non all’inizio della riapparizione della stella), proprio quando la stella «si fermò sopra il luogo» del bambino, san Matteo sottolinea che i Magi, «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima». Abbiamo di nuovo qui l’espressione della gioia particolare, come già nell’annuncio angelico nella notte di Natale: «vi annunzio una grande gioia» (Lc 2,10). Tale gioia è sempre in riferimento al bambino nato. Perciò, i Magi gioirono grandemente al vedere non tanto la stella, quanto Gesù stesso che è il fine e compimento di essa.

Va ricordato a proposito che la stella era l’immagine del re d’Israele alla fine dei tempi, di quel messia escatologico, che nella visione della tradizione giudaica dominerà nel nome di Dio tutti i re delle nazioni, o nelle parole del salmo responsoriale di oggi, «da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra». Essa, in effetti, è stata intravista misticamente già nell’antichità da Balaam, un altro “mago” pagano come quelli del vangelo: «Io lo vedo, ma non ora, / io lo contemplo, ma non da vicino: / Una stella spunta da Giacobbe / e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17). L’autore sacro del libro dell’Apocalisse poi fa sentire la dichiarazione dello stesso Signore Gesù glorioso: «Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16).

La vera stella è Gesù, il Verbo del Padre fatto carne, la Parola di Dio incarnata, che riassume nella sua persona la luce della stella e quella della Parola di Dio nelle Sacre Scritture. E dopo l’incontro con Lui, non servirà più la guida per tornare a casa perché con Lui e in Lui conoscono ormai la Via! Così sarà per sempre. (In questa prospettiva, in alcuni paesi durante l’Epifania si ha l’usanza dei “cantori della stella”, cioè bambini che vanno di casa in casa cantando i canti natalizi e condividendo la santa gioia del Natale; questo non sarà solo per raccogliere fondi per le missioni nel mondo, ma anche un’occasione di portare Gesù, la Stella, a tutti, per un “incontro” che illumina e rinnova la vita).

3. Il mistero della grazia della Luce che rifulge nelle tenebre del cuore

Mi stupisce la fede dei Magi, espressa con il gesto concreto della prostrazione e adorazione. È davvero un mistero come sono venuti a credere in questo piccolo bambino accanto a una madre povera. E anche se si può giustificare il loro atto di fede con l’influenza dei segni della stella e delle indicazioni della Scrittura, rimane sempre un mistero della grazia che Dio ha donato loro, illuminandoli con la sua Luce che rifulge nelle tenebre del cuore. Così, la luce della stella, la luce della Scrittura saranno il riflesso di quella luce vera del bambino divino che comincia a splendere nel mondo, attirandoli a sé misteriosamente. D’ora in poi, con la venuta di Gesù che dichiarerà di essere la luce del mondo (cf. Gv 8,12a), la luce splende nelle tenebre e le tenebre non lo potranno sopraffare (cf. Gv 1,5). Ecco perché il profeta Isaia ha esortato a Gerusalemme, simbolo del popolo di Dio, non senza qualche orgoglio, «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te», e perciò, «cammineranno le genti alla tua luce». Perciò, come racconta il vangelo di Luca, il giusto Simeone, “mosso dallo Spirito”, chiama il bambino Gesù «luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,32).

Gesù, la luce vera, sottolineerà: «Chi segue me [vale a dire, chi crede in me], non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12b), e tale luce sicuramente rischiarerà altre tenebre attorno e sarà come stella che porta altri all’incontro con Gesù, luce delle luci e stella delle stelle. Si tratta del mistero grande della grazia della luce che accadde anche a san Paolo, mentre questi era nelle tenebre della non-fede. Tale luce lo ha portato alla fede in Cristo e a vedere chiaramente una rivelazione meravigliosa che egli proclama nella lettera agli Efesini: «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità [con Israele]», anzi, ancora di più, «a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo». Sono chiamati a diventare pieni cittadini della Gerusalemme nuova, città di Dio, che «non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna», perché «la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello!», Cristo Signore (Ap 21,23).

Allora, ripeto l’esortazione autorevole di Papa Benedetto XVI nell’accennata omelia: “Cari fratelli e sorelle, lasciamoci guidare dalla stella, che è la Parola di Dio”, nelle Sacre Scritture e nella stessa persona di Gesù, Parola fatta carne, e “seguiamola nella nostra vita, camminando con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda. La nostra strada sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci. E potremo anche noi diventare stelle per gli altri, riflesso di quella luce che Cristo ha fatto risplendere su di noi. Amen”.

 

Spunti utili:

 

«La festa dell’Epifania invita la Chiesa e, in essa, ogni comunità ed ogni singolo fedele, ad imitare, come fece l’Apostolo delle genti, il servizio che la stella rese ai Magi d’Oriente guidandoli fino a Gesù (cf. san Leone Magno, Disc. 3 per l’Epifania, 5: PL 54, 244). Che cos’è stata la vita di Paolo, dopo la sua conversione, se non una “corsa” per portare ai popoli la luce di Cristo e, viceversa, condurre i popoli a Cristo? La grazia di Dio ha fatto di Paolo una “stella” per le genti. Il suo ministero è esempio e stimolo per la Chiesa a riscoprirsi essenzialmente missionaria e a rinnovare l’impegno per l’annuncio del Vangelo, specialmente a quanti ancora non lo conoscono». (Benedetto XVI, Omelia, 6 gennaio 2009)

 

«Quando si avvicina la festa dell’Epifania, si collocano nel presepe le tre statuine dei Re Magi. Osservando la stella, quei saggi e ricchi signori dell’Oriente si erano messi in cammino verso Betlemme per conoscere Gesù, e offrirgli in dono oro, incenso e mirra. Anche questi regali hanno un significato allegorico: l’oro onora la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; la mirra la sua santa umanità che conoscerà la morte e la sepoltura. Guardando questa scena nel presepe siamo chiamati a riflettere sulla responsabilità che ogni cristiano ha di essere evangelizzatore. Ognuno di noi si fa portatore della Bella Notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore con concrete azioni di misericordia». (Papa Francesco, Lettera Apostolica, Admirabile signum, 9)

 

«L’uomo religioso cerca di riconoscere i segni di Dio nelle esperienze quotidiane della sua vita, nel ciclo delle stagioni, nella fecondità della terra e in tutto il movimento del cosmo. Dio è luminoso, e può essere trovato anche da coloro che lo cercano con cuore sincero. Immagine di questa ricerca sono i Magi, guidati dalla stella fino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Per loro la luce di Dio si è mostrata come cammino, come stella che guida lungo una strada di scoperte. La stella parla così della pazienza di Dio con i nostri occhi, che devono abituarsi al suo splendore. L’uomo religioso è in cammino e deve essere pronto a lasciarsi guidare, a uscire da sé per trovare il Dio che sorprende sempre». (Papa Francesco, Lettera Enciclica, Lumen Fidei, 35)