
II DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA (ANNO A)
Gn 12, 1-4a;
Sal 32;
2Tm 1, 8b-10;
Mt 17, 1-9
Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo
COMMENTO BIBLICO-MISSIONARIO
Dal monte della tentazione a quello della trasfigurazione
«Il brano evangelico della II Domenica di Quaresima è sempre il racconto della Trasfigurazione». Rileva così il Direttorio omiletico (n. 64) che spiega ulteriormente con autorevolezza: «La Trasfigurazione occupa un posto fondamentale nel Tempo di Quaresima, poiché l’intero Lezionario quaresimale è una guida che prepara l’eletto tra i catecumeni a ricevere i sacramenti dell’iniziazione nella Veglia Pasquale, così come prepara tutti i fedeli a rinnovarsi nella vita nuova a cui sono rinati. Se la I Domenica di Quaresima è rimando particolarmente efficace alla solidarietà che Gesù condivide con noi nella tentazione, la II Domenica ci ricorda che la gloria sfolgorante del corpo di Gesù è la medesima che egli vuole condividere con tutti i battezzati nella sua morte e risurrezione» (n. 67).
Per un approfondimento sul vangelo odierno rimando obbligatoriamente al recente Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima, il quale commenta appunto l’episodio della trasfigurazione di Gesù, raccontato dall’evangelista Matteo. Offriamo qui solo qualche richiamo a margine su alcuni dettagli del racconto.
1. «Su un alto monte» – Il contesto temporale e spaziale della trasfigurazione di Gesù nel cammino della missione
Il primo aspetto fondamentale da chiarire sarà il contesto temporale dell’evento (che viene reso nei Lezionari in varie lingue con una nota generica “In quel tempo”). La trasfigurazione di Cristo ha avuto luogo dopo la professione di fede di Pietro (“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”; Mt 16,16), seguita immediatamente dal primo annuncio della passione ai discepoli, con il quale Cristo rivela la sua vera missione messianica (cf. Mt 16,21; Lc 9,22). Inoltre, con tale rivelazione, Egli invita tutti a seguirLo sulla via della croce e del rinnegamento di sé per “entrare nella gloria” (cf. Mt 16,24-25; Lc 9,23-24). Così, la trasfigurazione di Cristo non è un episodio isolato per far solo vedere o ammirare “lo spettacolo divino” sul monte, ma si inserisce interamente nel cammino della missione che Egli fa con i discepoli con chiaro scopo pedagogico-parenetico per questi ultimi.
Va notato poi il luogo della trasfigurazione di Gesù che l’evangelista Matteo descrive con l’espressione: «su un alto monte». Tale frase ci rimanda a quel “monte altissimo” della terza e ultima tentazione di Gesù che abbiamo visto domenica scorsa. Ricorda anche gli altri monti su cui Gesù è stato o starà: quello delle beatitudini, della moltiplicazione del pane, del Calvario, e infine della sua Ascensione. Il cammino della missione di Gesù si mostra un costante salire sul monte, il quale riflette di certo il Sinai della tradizione giudaico-biblica, dove avvenne l’incontro tra Dio e l’Uomo, anzi, dove concretamente Dio si rivelò e parlò a Mosè e, poi, anche ad Elia, i quali conversano ora, sempre «su un alto monte», con il Gesù trasfigurato, glorioso, divino.
La missione di Gesù è quindi, secondo la visione dell’evangelista Matteo, un cammino “da monte a monte”, fino a quello della trasfigurazione, immagine di quell’ultimo monte da cui il Signore risorto glorioso ascese al cielo definitivamente davanti agli occhi dei suoi discepoli. Sarà allora questo il cammino che fa salire il popolo dall’oppressione dei peccati e della morte alla pienezza della vita in Dio. Esso però passerà pure per il monte delle tentazioni, delle fatiche e delle sofferenze, ma finirà sempre con l’ascensione al Cielo. Se la missione di Gesù è così, sarà diversa quella dei suoi discepoli?
In questa prospettiva, nella preghiera del Prefazio di questa domenica, «iniziando la Preghiera eucaristica, il sacerdote, a nome di tutto il popolo, ringrazia Dio per mezzo di Cristo nostro Signore per il mistero della trasfigurazione: “Egli, dopo aver dato ai suoi discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la Passione possiamo giungere a trionfo della Risurrezione”» (Direttorio Omiletico n. 65). Sulla stessa linea, il Catechismo della Chiesa cattolica sottolinea: «La trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo (…). Ma ci ricorda anche che “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio” (At 14,22)» (n. 556). Questo “necessario” delle tribolazioni per la gloria, ovviamente, non vuol dire che i discepoli di Cristo le dovranno cercare o addirittura creare a loro piacere (come i masochisti!). Esso afferma semplicemente la verità, cioè che la missione dei discepoli sarà come quella del Maestro. Tale missione dovrà scontrarsi contro delle difficoltà, delle sofferenze, le croci di ogni giorno, per il Vangelo e per il Regno di Dio. Il monte della trasfigurazione si collega con il monte Calvario. Non dobbiamo sorprenderci allora, se ci sono degli ostacoli (incluse le tentazioni) nel cammino cristiano missionario, ma ci dobbiamo ricordare sempre delle parole rassicuranti del Maestro: «Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).
2. «Signore, è bello per noi essere qui!» Riscoprire la bellezza dello stare con il Signore
Da queste parole di Pietro possiamo intuire quanto straordinaria doveva essere la sua esperienza nel vedere Gesù trasfigurato con il volto che «brillò come il sole» e le vesti «candide come la luce», come l’evangelista Matteo lo descrive a modo suo, in maniera originale. Bisogna però precisare che, in base al racconto, quanto sperimentato da Pietro e altri discepoli sul monte non era solo una forte esperienza visiva, ma di tutti i sensi, particolarmente dell’udito, mentre ascoltavano Mosè ed Elia conversare con Gesù. Tale vissuto “integrale” di tutto l’essere fa esclamare a Pietro «Signore, è bello per noi essere qui!»; ciò fa sognare anche a noi, ora, tale momento paradisiaco della vita.
A tal proposito, va ricordato ancora che la bella esperienza con il Signore glorioso ci viene offerta in ogni santa Messa, in cui siamo immersi nell’ascolto della Parola, nella comunione eucaristica con Cristo che si unisce sacramentalmente con i suoi discepoli. Sono i momenti preziosi che Cristo dona ai suoi fedeli nel cammino della missione, come una specie di trasfigurazione sacramentale settimanale/quotidiana di Cristo per noi, affinché possiamo anche gustare un pizzico della nostra trasfigurazione con Lui e in Lui. A tal proposito, ecco l’invito ispirato dell’autore sacro: «Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti», anzi, «Gustate e vedete quanto buono è il Signore» (Sal 34, 6.9). In effetti, «ciò che i tre prescelti discepoli odono e contemplano nella trasfigurazione, viene ora esattamente a convergere con l’evento liturgico, nel quale i fedeli ricevono il Corpo e il Sangue del Signore. (…) Mentre sono quaggiù, i discepoli vedono la gloria divina risplendere nel corpo di Gesù. Mentre sono quaggiù, i fedeli ricevono il suo Corpo e Sangue e odono la voce del Padre che dice ad essi nell’intimità dei loro cuori: “Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!”» (Direttorio omiletico n. 68).
In quest’ottica, questa domenica quaresimale della trasfigurazione magari sarà l’occasione per rinnovare il nostro vivere ogni santa messa che sia sempre di più un momento di forte esperienza del Cristo glorioso come una volta sul monte alto in Galilea.
3. «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» I veri discepoli della trasfigurazione
La trasfigurazione continua e culmina con la manifestazione divina attraverso due elementi già comparsi nella teofania sul monte Sinai: la nube che li copre e la voce (dalla nube) che conferma l’identità di Gesù come “l’amato” e “Figlio [di Dio]”, proprio come nel Battesimo di Gesù. In tale prospettiva, la raccomandazione «Ascoltatelo!» della voce divina, che risuona dalla nube sul monte come sul Sinai, acquista un significato fondamentale per i discepoli: ora in Gesù si manifesta la pienezza della Parola del Padre, data a Mosè (Legge) ed Elia (Profeti). «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose» (Eb 1,1-2).
Dopo la raccomandazione del Padre di ascoltarlo, il commando di Gesù ai discepoli sembrava alquanto strano: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Perché? Non bisognava annunciare a tutti quanto l’accaduto, a testimonianza e prova dell’identità messianica divina di Gesù? Senza perderci in varie spiegazioni di carattere storico, tale ordine misterioso di Gesù si mostra significativo dal punto di vista teologico-spirituale. Sottolinea anzitutto che la sua risurrezione dai morti sarà il pieno compimento della sua trasfigurazione, sperimentata in quel momento dai discepoli. Di conseguenza, il vero senso di questo evento sul monte sarà compreso e accolto in modo completo e giusto solo dopo avere percorso con Gesù tutto il suo cammino della missione dal monte della trasfigurazione al Calvario per tornare poi al monte dell’Ascensione in Galilea. In altri termini, solo chi ha completato tutto il cammino con Gesù fino alla passione, morte, e risurrezione, potrà comprendere e quindi annunciare il Cristo completo e in modo corretto, secondo la visione divina, e non quella umana (che vuole solitamente una gloria senza croce).
Come Pietro, Giacomo, Giovanni, siamo tutti chiamati a diventare sempre più discepoli della trasfigurazione, cioè discepoli di Cristo trasfigurato. Siamo chiamati concretamente a salire spesso sul monte con Lui a “entrare nella nube” dello Spirito senza paura, e soprattutto ad ascoltare e seguire Lui come l’unica via al Padre, riflettendo costantemente nel segreto dell’anima su tutti i misteri di Cristo e tenendoli con sé, per essere anche noi tutti trasformati, anzi, trasfigurati con Lui ed in Lui nel nostro cammino cristiano missionario. Ed è ora di (ri)cominciare. Da questa domenica della Trasfigurazione.