Domenica di Pentecoste (Anno A)
MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA
I lettura: Gen 11,1-9;
oppure Es 19,3-8a.16-20b;
oppure Ez 37,1-14;
oppure Gl 3,1-5;
Sal 103;
Rm 8,22-27;
Gv 7,37-39
MESSA DEL GIORNO
At 2, 1-11;
Sal 103;
1Cor 12, 3b-7.12-13;
Gv 20,19-23
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra
COMMENTO BIBLICO-MISSIONARIO
La missione di Dio continua
La celebrazione liturgica di Pentecoste non è un semplice ricordo dell’effusione dello Spirito Santo su Maria e sugli apostoli nel cenacolo, bensì l’attuazione dell’evento, in cui Dio Padre, «nel suo Verbo, incarnato, morto e risorto per noi, ci colma delle sue benedizioni e per suo mezzo effonde nei nostri cuori il dono che racchiude tutti i doni: lo Spirito Santo» (CCC 1082). Si tratta del mistero che si attua anche oggi in coloro che lo celebrano con fede. In tale contesto, le letture e il Vangelo della messa ci aiutano a comprendere e ad aprirci ancora di più al dono dello Spirito che riceviamo nella vita di discepoli inviati da Gesù per essere i suoi testimoni “fino ai confini della terra”.
1. Il vento impetuoso – Il senso dell’evento
Che cosa è davvero accaduto con i discepoli di Gesù nel giorno della Pentecoste?
In primo luogo, come ci racconta la prima lettura dagli Atti degli apostoli, mentre «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo», vale a dire nel Cenacolo, “stanza al piano superiore”, allora «venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano». La sottolineatura del “fragore”, “vento impetuoso”, sembra andare oltre la descrizione fisica di un fenomeno atmosferico. Tale vento forte è stato menzionato nei momenti fondamentali nella storia biblica: nella notte della creazione, quando «lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» del caos, dove l’espressione ebraica letteralmente può indicare anche “il vento fortissimo” (cf. Gen 1,2); nella notte del passaggio del Mar Rosso, quando c’era un vento fortissimo, il quale poi separò le acque del mare in due parti per lasciare una strada asciutta in mezzo per il popolo di Dio (cf. Es 14,21-23); nella visione del profeta Ezechiele, dove il vento forte, che è lo Spirito di Dio, viene a far rivivere le ossa morte del popolo (cf. Ez 37,9-14). Così, ora in questo giorno di Pentecoste, è venuto il vento impetuoso che preannuncia, come già visto nel passato, un evento fondamentale della storia della salvezza dell’umanità, un evento che porta una nuova creazione, liberazione, risurrezione dell’umanità.
D’altra parte, come il Catechismo della Chiesa cattolica spiega, «Il termine “Spirito” traduce il termine ebraico Ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio l’immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona» (CCC 691). Così, nel vento stesso si può intravedere lo Spirito in azione, o meglio, la sua “discesa” dal cielo in atto. Bisogna sentire tutto questo, nel cuore e nella mente, per entrare con timore e tremore nel clima solenne e grandioso del momento e per rivivere il mistero della Pentecoste in tutta la sua pienezza.
2. Lingue come di fuoco – Il mistero dell’effusione dello Spirito
In seguito al fragore, «apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro». Ecco il momento dell’effusione dello Spirito Santo, come si spiega subito dopo: «e tutti furono colmati di Spirito Santo». È però da precisare un dettaglio interessante: che cosa hanno visto gli apostoli in quel momento? Le fiamme di fuoco sulle loro teste, come vediamo solitamente nei vari dipinti nelle chiese? No, l’autore sacro è stato sottile nella descrizione di quanto accaduto: non “lingue di fuoco”, ma “lingue come di fuoco”, dove il vocabolo “come” significa precisamente “come, simile”, e non “esattamente così, uguale”! Anche qui, bisogna tener presente ciò per capire che siamo di fronte a un mistero indicibile, inscrutabile, e ogni descrizione sarà sempre approssimativa. (Del resto, se ci fosse stato davvero il fuoco sulle loro teste, i loro capelli si sarebbero tutti bruciati!). D’altro lato, si vuole associare l’immagine visibile del fuoco con la realtà invisibile dello Spirito di cui «tutti furono colmati». Come ci spiega di nuovo il Catechismo, «Mentre l’acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l'energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. […] Giovanni Battista […] annunzia Cristo come colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). È sotto la forma di “lingue come di fuoco” che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé. La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell’azione dello Spirito Santo: “Non spegnete lo Spirito” (1 Ts 5,19)» (CCC 696). Lo Spirito è il fuoco che trasforma la vita, illumina la mente, e fa ardere nel cuore l’amore per Dio.
3. Lo Spirito «vi insegnerà ogni cosa»
Disceso sugli apostoli, lo Spirito Santo subito li ha resi capaci di «parlare in altre lingue» con tutti «delle grandi opere di Dio». È quasi un compimento di quanto Gesù aveva detto ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena, come ci ricorda il Vangelo di oggi: «il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa». Qui, dal Catechismo sappiamo che «Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama Paráclito, letteralmente: “Colui che è chiamato vicino”, “advocatus” (Gv 14, 16.26; 15,26; 16,7). Paráclito viene abitualmente tradotto “Consolatore”, essendo Gesù il primo consolatore. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo “Spirito di verità” (Gv 16,13)». (CCC 692). Inoltre, “ogni cosa” che lo Spirito insegnerà, non si riferisce di certo a tutto il sapere possibile del mondo, ma alla conoscenza di Dio e di Cristo e alla capacità di trasmettere agli altri le verità divine, rivelate in Cristo, per la loro salvezza. Tant’è vero che dopo «vi insegnerà ogni cosa» segue subito come conclusione del pensiero «e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto».
Per capire ancora di più queste parole di Gesù sul ruolo dello Spirito, vale la pena ricordare l’insegnamento autorevole di san Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Dominum et vivificantem:
Lo Spirito Santo sarà il consolatore degli apostoli e della Chiesa, sempre presente in mezzo a loro - anche se invisibile - come maestro della medesima Buona Novella che Cristo annunciò. Quell’ «insegnerà» e «ricorderà» significa non solo che egli, nel modo a lui proprio, continuerà ad ispirare la divulgazione del Vangelo di salvezza, ma anche che aiuterà a comprendere il giusto significato del contenuto del messaggio di Cristo; che ne assicurerà la continuità ed identità di comprensione in mezzo alle mutevoli condizioni e circostanze. Lo Spirito Santo, dunque, farà sì che nella Chiesa perduri sempre la stessa verità, che gli apostoli hanno udito dal loro Maestro.
Così, lo Spirito Santo continua nella Chiesa e nei discepoli di Cristo la missione di Dio. Come Papa Francesco ha anche accennato, «proprio in seguito alla discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù è avvenuta la prima azione di testimoniare Cristo, morto e risorto, con un annuncio kerigmatico, il cosiddetto discorso missionario di San Pietro agli abitanti di Gerusalemme. Così comincia l’era dell’evangelizzazione del mondo da parte dei discepoli di Gesù, che erano prima deboli, paurosi, chiusi. Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti» Inoltre, spiega ulteriormente il Papa, «Come “nessuno può dire: ‘Gesù è Signore’, se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12,3), così nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l’ispirazione e l’aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo» (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022).
Preghiamo che tutti noi discepoli missionari di Cristo possiamo vivere bene, anzi in pienezza, la Pentecoste oggi, e che ci dia nuovo slancio per continuare la missione di Cristo nella potenza dello Spirito. Ciò vale soprattutto per coloro che si impegnano direttamente nella missione e nell’animazione missionaria come nelle Pontificie Opere Missionarie. Il beato Paolo Manna, quando progettava di fondare l’Unione missionaria del clero, che diventò poi l’attuale Pontificia Unione Missionaria, ha avuto una chiara visione: «Un movimento missionario vero e genuino deve essere soprattutto spirituale, perché opera dello Spirito Santo; deve essere una Pentecoste: allora, solo allora crea, conquista, penetra, santifica, ispira e lascia frutti duraturi di preghiera, di azione, di sacrificio; solo allora si avrà una fioritura di vere vocazioni missionarie». (Le Missioni Cattoliche LX [1931], 24 maggio, p. 323ss). Maria, Madre della Chiesa e Regina delle missioni, prega per noi tutti e per la Chiesa intera!