
Giulia e Alessandro, sposi in missione in Lettonia
Giulia e Alessandro, moglie e marito dal 2012. Parlateci di voi: quando e come vi siete conosciuti, come siete arrivati ad essere famiglia missionaria.
Giulia: siamo sposati da 9 anni, era il 15 aprile 2012. Che dire, il Signore ha fatto con noi una storia fantastica. Ci siamo conosciuti al pellegrinaggio nel 2007 a Loreto, non si può dire che sia stato amore a prima vista! Abbiamo passato tutto il viaggio seduti uno dietro all'altro in pullman e mai spiccicata una parola. Era un momento particolare della vita di tutti e due: entrambi cercavamo qualcosa nelle nostre vite. Fu un pellegrinaggio veramente bello… da cui è iniziata la nostra storia insieme, con Dio.
Non è stato tutto rose e fiori, ci sono stati tanti momenti di sconforto: Alessandro non riusciva a trovare un lavoro stabile all'inizio, abbiamo vissuto una forte precarietà, come per tutte le giovani coppie, ma il Signore è stato fedele e non ci ha mai fatto mancare nulla. Dopo Miriam e Agnese è nato Filippo.
Qui inizia un secondo capitolo della nostra storia. Quando Filippo nacque aveva una malformazione al cuore non diagnosticata, e appena nato ci hanno detto che probabilmente non sarebbe sopravvissuto. Una serie di circostanze molto speciali hanno fatto sì che venisse portato al Bambin Gesù e ripreso al volo. Dopo 10 giorni è stato sottoposto a un vero intervento di 8 ore e, ringraziando Dio che ha guidato uno dei medici più bravi d'Italia, Filippo è qui con noi oggi, che anima e “rintrona” le nostre vite. In questo periodo il Signore ha realizzato miracoli: Alessandro ha trovato un ottimo posto di lavoro e abbiamo iniziato a pensare di acquistare casa.
Proprio dopo tutta la Provvidenza che abbiamo sperimentato nella nostra storia e grati a Dio di questo e tutti i miracoli avvenuti nella nostra vita, nell'ottobre 2015 in una convivenza abbiamo offerto le nostre vite per l'evangelizzazione rinunciando quindi a tutti i progetti che avevamo.
Nel 2016 andammo a Porto San Giorgio dove si tenne un incontro mondiale di tutte le famiglie che si offrirono come noi. Siamo stati sorteggiati per la Lettonia: dopo un breve ripasso di geografia, scoprimmo dove saremmo andati a vivere di lì a 5 mesi. Il Papa ci inviò il 18 marzo 2016 nella Sala Nervi del Vaticano, fu un’esperienza indimenticabile, andammo lì con tutti i 3 bambini. Ci consegnarono la croce della nostra missione e il Papa ci benedisse...
Con chi vivete la vostra missione e quale la giornata-tipo?
Alessandro: Il 3 agosto 2016 siamo arrivati a Riga in Lettonia. Le altre famiglie della nostra missione sono di origine latinoamericana, una viveva a Miami, l'altra dalla California e la terza dal Cile (sono i nonni della missione) che venne con l’ultima figlia maggiorenne.
In questo anno nacque il nostro quarto figlio Giacomo, il primo a nascere in Lettonia. La nostra missione consiste in ciò a cui siamo chiamati tutti noi cristiani: l'evangelizzazione.
La differenza è che noi abbiamo cambiato Paese, e ci siamo buttati in questa avventura che porta avanti Dio da 5 anni a questa parte. La nostra vita è come quella di una famiglia qualsiasi: lavoro, scuola, faccende domestiche. Una cosa in più è la missione il sabato mattina al parco, ora interrotta causa Covid-19 purtroppo, ma stava dando tanti frutti, perché la gente si avvicinava a vedere che facessimo. La missione, cosiddetta popolare, del sabato mattina, consiste nel recitare le lodi all'aperto, in un punto frequentato da persone, per essere presenza di Chiesa lì dove non c'è e che la gente si possa avvicinare.
Un episodio tra quelli più significativi di questa vostra esperienza….
Giulia: Un'esperienza toccante è stata quella di un signore che ci aspettava tutti i sabato mattina, e commosso ci disse: “Non sono mai andato in chiesa, è la prima volta che la chiesa viene da me”. Nello stesso posto con il tempo altre famiglie si avvicinavano e ci aspettavano il sabato. Questo ci ha fatto vedere come nella pratica la nostra presenza, cioè quella di una comunità, è un corpo e fa presente Cristo e senza fare nulla attira a se, come dice Gesù: amatevi gli uni e gli altri e il mondo crederà.
Lo stesso lo sperimentiamo in casa quando celebriamo le lodi la domenica. Recentemente cerchiamo di invitare alla preghiera delle lodi a casa qualcuna delle persone che conosciamo da tempo per stare con noi, anche se non sono credenti.
Questo è stata un’esperienza forte perché una nostra amica con i suoi figli che è venuta a partecipare alle lodi, alla fine disse: "voglio anche io questo per la mia famiglia”. (Le nostre lodi sono molto movimentate con i bambini, non immaginarti tutti in silenzio seduti per bene, assolutamente non è così) Questo ci ha fatto vedere che la famiglia come corpo attorno alla tavola pregando è segno di Cristo, non serve dire grandi cose ma solo essere presenza attira le persone.
La famiglia però nel frattempo è cresciuta e con essa anche voi e la vostra consapevolezza missionaria…
Alessandro: Ora abbiamo 6 figli, Agata nata nel 2018 e Saverio nel 2020, l'anno della pandemia! Il primo lavoro che Dio ha fatto nella missione è stato per la nostra famiglia, farci crescere spiritualmente e soprattutto essere in una comunità con persone che non hai scelto, di lingua e cultura differente (mi riferisco alle famiglie della missione), e la comunione che si crea attraverso la Fede è miracolosa.
Per quanto riguarda l'approccio con le persone di qui, è complicato: è vero che sono molto introversi, ed è difficile entrare in amicizia, però quando si aprono, sono molto gentili, e cercano di aiutarti. All' inizio specialmente è stato difficile scontrarsi con questa mentalità e cultura, però poco a poco Dio ci ha aiutato e ci ha dato tanta pazienza.
Quanto rimarremo non si sa, forse torneremo domani, o forse tra 1 anno o tra 10 anni, su questo siamo molto in pace, quando Dio vorrà ce lo farà capire. Sicuramente sarà la cosa migliore per noi e la missione. Una cosa è sicura, la missione che Dio ci ha donato è un regalo e dà a noi molto più di quanto noi con le nostre precarietà possiamo offrire.