III Domenica di Avvento (Anno A) «Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore» (Gc 5,7)
San Damaso I, Papa; Beato Arturo Bell, Sacerdote francescano, martire
Is 35,1-6.8.10;
Sal 145;
Gc 5,7-10;
Mt 11,2-11
Vieni, Signore, a salvarci
COMMENTO BIBLICO-MISSIONARIO
«Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore» (Gc 5,7)
La terza domenica di Avvento è chiamata tradizionalmente domenica Gaudete ossia “Gioite!” o “Rallegratevi!”, dalla prima parola dell’Antifona d’ingresso della messa. Siamo perciò invitati a gioire, perché è ormai vicina la festa della venuta del Signore, spiritualmente e anche letteralmente (infatti, il 25 dicembre è all’orizzonte). In questo contesto di attesa gioiosa, la Parola di Dio odierna ci esorta a meditare su un aspetto fondamentale della fede in Dio e in Gesù, “colui che deve venire”, con lo sguardo fisso ancora su san Giovanni Battista, il “precursore”. Si tratta della costanza nella fede in mezzo alle prove e alle difficoltà della vita. È questa la virtù cristiana e missionaria tanto necessaria ad ogni discepolo-missionario di Cristo nel mondo di oggi.
1. «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» - I dubbi di Giovanni Battista, il messaggero di Dio
Il Vangelo ci pone di fronte a un Giovanni Battista rinchiuso in carcere, che manda i suoi discepoli a chiedere un chiarimento a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» Possiamo quindi domandarci se Giovanni Battista, il profeta inviato da Dio, avesse effettivamente avuto qualche dubbio sull’identità e sulla missione di Gesù di Nazaret, come colui che lui stesso aveva annunciato e successivamente indicato come il messia di Dio, “colui che deve venire” (come abbiamo ascoltato nel Vangelo di domenica scorsa).
I padri della Chiesa come sant’Agostino, sant’Ilario o san Crisostomo, spiegavano che con questa domanda a Gesù, Giovanni Battista voleva chiarire la questione solo per i suoi discepoli e non per se stesso, che infatti era rimasto sempre saldo nella fede, malgrado la sua situazione di prigionia. Invece, il contesto del Vangelo sembra farci supporre che anche Giovanni avesse qualche oscillazione nella fede in Gesù, messia di Dio, colui che sarebbe venuto alla fine dei tempi per eseguire il giudizio di Dio sul mondo e anche per liberare gli oppressi e i carcerati come lui in quel momento. Tant’è vero che Gesù ha voluto terminare la sua risposta con una beatitudine speciale che vale come un invito indiretto, ma cordiale e molto personale a Giovanni: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Va precisato che i dubbi di Giovanni non riguardavano la sua fede nel Dio onnipotente d’Israele che verrà a salvare il suo popolo. Essi concernevano piuttosto la missione, le attività e, di conseguenza, l’identità messianica di Gesù. Infatti, come sottolineato da san Matteo l’evangelista, Giovanni mandò i suoi discepoli da Gesù con tale premessa, «avendo sentito parlare delle opere del Cristo», vale a dire “opere del messia”, ossia “opere messianiche” compiute da Gesù. I profeti d’Israele scrivono questo infatti, in particolare nel libro di Isaia, riguardante le attività liberatrici dell’Unto di Dio nello Spirito: «Lo spirito del Signore Dio è su di me (…) mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri (…)» (Is 61,1). Giovanni poteva perciò pensare: “Se è così, perché allora sono in prigione per la causa di Dio e Gesù, il messia, non sembra molto interessato alla mia scarcerazione?”
I dubbi di Giovanni risultano legittimi, anzi “fondati” sulla Scrittura. Essi riguardano la missione di Gesù di Nazaret, ma anche di riflesso, con molta probabilità, portano Giovanni a dubitare della propria missione come profeta, precursore ed annunciatore di Cristo. Sarà quindi molto significativo tale attimo di buio che Dio ha lasciato al suo profeta “inviato speciale”: episodio quindi rivelatore e al contempo educativo per tutti noi cristiani, testimoni e annunciatori di Cristo nel mondo di oggi. Se qualche momento di crisi è capitato ai migliori come Giovanni Battista, capiterà anche a noi, a volte, di non comprendere le vie del Signore e la missione di Cristo, proprio a causa dei nostri limiti umani. Tale esperienza comunque è permessa da Dio, perché è salutare per la nostra crescita nella comprensione della sua missione e quindi della nostra missione come suoi collaboratori, a patto che ricorriamo direttamente a Gesù nel momento di crisi, così come ha fatto Giovanni Battista.
2. «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»
È curioso notare che rispondendo a Giovanni Battista, Gesù invita a riflettere di nuovo sulle sue opere, viste e udite dai discepoli di Giovanni («Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo»). Sarà questa la loro semplice missione: testimoniare e confermare l’identità messianica di Gesù tramite l’annuncio delle opere menzionate. Queste sono appunto opere messianiche, preannunciate dai profeti come Isaia (prima lettura) e ora compiute e comprovate da Dio in Gesù, sintetizzate nel fatto emblematico che «ai poveri è annunciato il Vangelo».
Va richiamato, a tal proposito, l’invito particolare di Gesù stesso ai Giudei dubbiosi: «Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre» (Gv 10,37-38). Sono perciò queste le opere autentiche di Dio che Gesù realizzava nel tempo messianico per il bene del popolo, ed esse dimostrano il volto mite e misericordioso di Dio e del suo Cristo, che agisce senza vendetta per una giustizia terrena nazionalistica, come certuni in quell’epoca credevano e speravano. Il punto di riferimento sarà sempre la persona di Cristo e il suo modo d’agire che dà il vero e autentico compimento delle Scritture secondo il pensiero di Dio. Ricordiamoci: Dio è sempre più grande di ogni schema umano, frutto della proiezione di ciò che Dio dovrebbe fare secondo il pensiero meramente umano. Tutti noi siamo invitati a purificare il nostro pensiero alla luce delle azioni e dell’insegnamento di Cristo, Sapienza di Dio incarnata, che proclama: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Tale purificazione serve sempre nella vita di fede con Gesù, e ancora di più nella missione di evangelizzazione con Lui. Per un vero discepolo-missionario di Cristo, sarà sempre utile e salutare misurare la propria missione con quella di Cristo, per evitare di svolgerla secondo i pensieri e criteri umani. E se qualcuno per caso vivesse adesso qualche momento di crisi o prova, quando la “missione” non va come si aspettava, bisogna solo ringraziare il Signore per questo ed accoglierlo come tempo opportuno per entrare nella comprensione più profonda della missione di Cristo, quella di Dio che Cristo ha compiuto e successivamente ha affidato ai suoi discepoli.
3. La costanza gioiosa o gioia costante nella fede e nella missione nell’attesa della Sua venuta
Continuiamo quindi con gioia la nostra preparazione alla venuta del Signore, e ciò sul piano sia esistenziale (preparazione per la venuta definitiva di Cristo) che temporale (preparazione per il Natale). Ripeto quanto san Giacomo apostolo esorta nella sua lettera (seconda lettura): «Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore». Quest’attitudine preziosa, la costanza, si rivela fondamentale non solo per vivere la fede nell’attesa del Signore, ma anche per portare avanti con pazienza e determinazione ogni missione di Dio in mezzo alle difficoltà e alle prove. Non a caso un direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, già missionario lui stesso in Kenya, parla spesso, con un neologismo inglese, della stickability “adesivibilità” come caratteristica fondamentale dei missionari (che così rimangono “aderenti”, fedeli, alla missione malgrado tutto).
Al riguardo, in san Giacomo l’immagine ispirata dell’agricoltore che «aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» si mostra più che appropriata. Che essa sia nella mente di tutti i discepoli-missionari di Cristo, soprattutto di quelli che vivono un momento difficile, per ritrovare la serenità e la pace nella comprensione maggiore del piano divino. Teniamo a cuore l’esortazione di Dio per tutti noi tramite san Giacomo apostolo: «Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore», incluso l’esempio di Giovanni Battista, il più grande “fra i nati da donna”, profeta messaggero di Cristo.
O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti,
attingens a fine usque ad finem fortiter suaviterque disponens omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.
O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza.
Vieni, insegnaci la via della prudenza.