Meditazione Missionaria per la XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Santi Angeli Custodi; Beato Antonio Chevrier, Sacerdote
Ab 1,2-3;2,2-4;
Sal 94;
2Tm 1,6-8.13-14;
Lc 17,5-10
Ascoltate oggi la voce del Signore
COMMENTO BIBLICO-MISSIONARIO
Tre lezioni per accrescere la fede
Le parole di Gesù oggi sembrano una serie di insegnamenti su temi poco collegati tra loro. Tuttavia, se riflettiamo con più attenzione leggendo il Vangelo insieme alle letture bibliche che lo precedono, queste parole del Signore si mostrano in realtà indicazioni preziose per la vita di fede di ogni suo discepolo. Da esse si possono trarre almeno tre suggerimenti pratici fondamentali come risposta alla richiesta legittima degli apostoli, la cui voce esprime il desiderio profondo di qualsiasi credente consapevole della propria debolezza e incapacità: «Signore, accresci in noi la fede». Tale tematica della fede risulta significativa e attuale proprio all’inizio di questo ottobre missionario durante il quale preghiamo e ricordiamo in modo particolare la vocazione di ogni battezzato nella sua missione di condividere con gli altri la fede cristiana.
1. Prima lezione: riconoscere lo stato imperfetto della propria fede
L’accennata richiesta degli apostoli nel Vangelo è al contempo comprensibile e lodevole. Dimostra, da un lato, la coscienza di una fede ancora debole, e dall’altro, l’umiltà e la buona volontà dei richiedenti nell’implorare l’aiuto al Signore. Il riconoscere lo stato imperfetto della propria fede e pregare Dio di farla crescere costantemente è già l’inizio della crescita nella fede. A tal proposito, va ricordato che, come ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, «la fede è un’adesione personale di tutto l’uomo a Dio che si rivela. Comporta un’adesione dell’intelligenza e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé attraverso le sue opere e le sue parole» (nr. 176). Tale fede che è «un atto umano, cosciente e libero», è anche e soprattutto «un dono soprannaturale di Dio»; perciò, «per credere, l’uomo ha bisogno degli aiuti interiori dello Spirito Santo» (nr.179-180). Così, a maggior ragione, l’aiuto divino sarà necessario per la crescita della fede.
Tuttavia, la risposta di Gesù nel Vangelo sembra strana, del tutto fuori luogo, o per lo meno poco soddisfacente. Egli non risponde sì o no alla richiesta, non spiega che cosa e come Lui farà per accrescere la fede dei discepoli. Illustra semplicemente che cosa potrebbe fare una fede grande come un granello di senape che è assai piccolo tra tutti i granelli! Si tratta in realtà di un messaggio indiretto alla richiesta degli apostoli. Tale effetto della fede “grande” diventa allora la misura di ogni fede che abbiamo. La fede genuina fa miracoli, come espresso in modo parabolico e anche iperbolico da Gesù: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Per usare un gioco di parole, la fede con cui l’uomo aderisce a Dio nell’obbedienza alla sua rivelazione e chiamata, possiede la forza di far obbedire le altre realtà come “questo gelso” e di compiere atti straordinari. Tant’è vero che l’autore sacro della Lettera agli Ebrei ha rimarcato le azioni straordinarie degli uomini/donne di Dio nella storia d’Israele: «per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri» (Eb 11,33-34). In una parola, come ci ricorda il profeta Abacuc nella prima lettura, «il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,4), anche in mezzo alle situazioni di morte.
L’esempio iperbolico di Gesù ovviamente non va interpretato alla lettera. Sembra servire per sottolineare un’ideale irraggiungibile, al fine di mettere in crisi (“salutare”) ogni credente: se tu non hai ancora una tale fede da rimuovere l’albero o la montagna, allora riconosci la tua debole fede e chiedi sempre con umiltà la crescita della stessa. Al riguardo, la preghiera del padre di un ragazzo epilettico a Gesù sarà un modello perfetto per ogni credente: «Credo [Signore]; aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,24).
2. Seconda lezione: l’umile fedeltà nel compiere i doveri
Dopo un breve insegnamento sulla fede, Gesù offre una parabola che apparentemente cambia il tema. Si parla dell’atteggiamento umile che ogni discepolo dovrà avere dopo avere compiuto i doveri assegnati: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10). Si può intravedere qui un altro suggerimento per la crescita della fede che, nel senso originale ebraico e greco del termine, implica anche fedeltà. Il compiere fedelmente e umilmente i doveri che Dio affida a ciascuno, ha un ruolo importante nel cammino della fede. Aiuta a perseverare nella fede e ad affrontare le varie crisi nella vocazione e nella vita cristiana.
D’altra parte, è da richiamare qui la promessa del premio che il Signore ha annunciato per i servi che sanno essere vigili nell’attesa del ritorno del loro padrone: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12,37). Tale vigilanza e prontezza si fa proprio con la fede viva e fedeltà nel compiere i doveri affidati. E il Signore, a differenza di altri signori terreni, saprà di sicuro apprezzare e premiare generosamente i suoi fedeli.
3. Terza lezione: testimoniare e condividere la fede – la missione della fede
La Seconda lettura della messa completa le lezioni sulla fede in questa domenica. San Paolo esorta a Timoteo, suo discepolo, di avere il coraggio di testimoniare la fede in Cristo in virtù del ricevuto spirito non di timidezza, ma “di forza, di carità e di prudenza”: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro» (2Tm 1,8). Questo dare testimonianza al Signore è proprio una condivisione gioiosa e schietta della fede cristiana e ciò sicuramente aiuta ad accrescere la fede di chi la condivide con gli altri.
In effetti, San Giovanni Paolo II sottolinea all’inizio dell’Enciclica Redemptoris Missio: «La fede si rafforza donandola!» (n. 2). Il Catechismo della Chiesa, invece, spiega in dettagli il carattere “missionario” della fede cristiana:
«La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri». (nr. 166).
Concludiamo la nostra riflessione con una preghiera di san Francesco d’Assisi all’inizio della sua conversione, anche per celebrare la sua festa il 4 di ottobre. Preghiamo insieme con il Santo Patrono d’Italia per il dono della “fede retta” che dà Dio, il quale illumina i cuori e ci fa crescere sempre nel suo servizio:
O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi una fede retta,
speranza certa,
carità perfetta
e umiltà profonda.
Dammi, Signore, senno e discernimento
per compiere la tua vera e santa volontà.
Amen.