Meditazione Missionaria per la XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

19 ottobre 2022

Giornata Missionaria Mondiale 2022

Sir 35,15b-17.20-22a;
Sal 33;
2Tm 4,6-8.16-18;
Lc 18,9-14

Il povero grida e il Signore lo ascolta

Dal MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2022
«Di me sarete testimoni» (At 1,8)

Cari fratelli e sorelle!

Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (1,8). […]

1. «Di me sarete testimoni» – La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo

[…] I discepoli sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. […] I missionari di Cristo […] hanno l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli. […]

Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. […]

2. «Fino ai confini della terra» – L’attualità perenne di una missione di evangelizzazione universale

[…] Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. […]

L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui. Malgrado tutte le agevolazioni dovute ai progressi della modernità, esistono ancora oggi zone geografiche in cui non sono ancora arrivati i missionari testimoni di Cristo con la Buona Notizia del suo amore. D’altra parte, non ci sarà nessuna realtà umana estranea all’attenzione dei discepoli di Cristo nella loro missione. La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. […]

3. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo» – Lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spirito

Annunciando ai discepoli la loro missione di essere suoi testimoni, Cristo risorto ha promesso anche la grazia per una così grande responsabilità: «Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni» (At 1,8). […] Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti. […]

Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo. […] Così è lo Spirito il vero protagonista della missione: è Lui a donare la parola giusta al momento giusto nel modo giusto.

È alla luce dell’azione dello Spirito Santo che vogliamo leggere anche gli anniversari missionari di questo 2022. L’istituzione della Sacra Congregazione de propaganda fide, nel 1622, fu motivata dal desiderio di promuovere il mandato missionario in nuovi territori. […]

Lo stesso Spirito, che guida la Chiesa universale, ispira anche uomini e donne semplici per missioni straordinarie. Ed è stato così che una ragazza francese, Pauline Jaricot, ha fondato esattamente 200 anni fa l’Associazione della Propagazione della Fede; la sua beatificazione si celebra in quest’anno giubilare. Pur in condizioni precarie, lei accolse l’ispirazione di Dio per mettere in moto una rete di preghiera e colletta per i missionari, in modo che i fedeli potessero partecipare attivamente alla missione “fino ai confini della terra”. […]

In questo contesto ricordo anche il Vescovo francese Charles de Forbin-Janson, che iniziò l’Opera della Santa Infanzia per promuovere la missione tra i bambini con il motto “I bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo”; come pure la signora Jeanne Bigard, che diede vita all’Opera di San Pietro Apostolo per il sostegno dei seminaristi e dei sacerdoti in terra di missione. Queste tre Opere missionarie sono state riconosciute come “pontificie” proprio cent’anni fa. Ed è stato pure sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo che il Beato Paolo Manna, nato 150 anni or sono, fondò l’attuale Pontificia Unione Missionaria per sensibilizzare e animare alla missione i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutto il popolo di Dio. Di quest’ultima Opera fece parte lo stesso Paolo VI, che le confermò il riconoscimento pontificio. Menziono queste quattro Pontificie Opere Missionarie per i loro grandi meriti storici e anche per invitarvi a gioire con esse in questo anno speciale per le attività svolte a sostegno della missione evangelizzatrice nella Chiesa universale e in quelle locali. Auspico che le Chiese locali possano trovare in queste Opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel Popolo di Dio. […]

 

COMMENTO BIBBLICO-MISSIONARIO (Meditazioni di Pierre Diarra[1])

Nella nostra meditazione, un poco più lunga del solito, non possiamo dimenticare il tema della Settimana missionaria mondiale, ossia “Di me sarete testimoni” (At 1,8). A cosa è chiamato il cristiano se non ad essere il testimone credibile di Gesù Cristo? Siamo rinviati al libro degli Atti degli Apostoli ed alla vita missionaria dei primi cristiani. Gesù disse ai suoi apostoli: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,7-8). Prima di precisare ciò che si debba intendere per “essere testimoni”, ricordiamo che Papa Francesco ha scritto che gli Atti degli Apostoli è il libro che i discepoli-missionari tengono sempre a portata di mano. È il libro che narra come il profumo del Vangelo debba espandersi al passaggio del discepolo-missionario e suscitare una gioia che solo lo Spirito può donare.

Cosa significa essere testimone? Testimoniare cosa, chi, a chi e come? Testimoniare ciò che abbiamo visto e ascoltato, cioè Gesù, crocifisso e risorto. Occorre subito fare il collegamento tra testimoni e martiri. Il testimone è come il martire, in quanto ambedue le parole hanno la stessa radice, è colui che, essendo stato presente ad un avvenimento, può dire ciò che ha visto ed ascoltato, durante un processo per esempio. Evochiamo semplicemente che si possa trattare di un oggetto che serve da testimone, di un segno, oppure di una stele considerata la testimonianza storica di un trattato d’alleanza. Quando diciamo prendere a testimone o testimoniare a favore di qualcuno, ciò vuol dire tanto. Pensiamo alle due Tavole della Legge, quale segno forte dell’Alleanza sigillata tra Israele ed il suo Dio. Ma possiamo anche parlare della testimonianza tra parenti ed amici, di uno statuto e, certamente di Dio che chiama uomini e donne a testimoniarlo. Per noi cristiani, siamo invitati ad attestare ciò che abbiamo visto ed ascoltato, ossia Cristo, ma più precisamente la vita di Gesù, i suoi miracoli, il suo insegnamento, la sua attenzione ai peccatori, ai poveri ed ai piccoli, ma soprattutto la sua morte e la sua risurrezione, espressione dell’Amore della Trinità. Certo, non c’eravamo quando Gesù è uscito fuori dal sepolcro, vincitore sulla morte, ma i testimoni che lo videro dopo la sua risurrezione sono credibili e la loro testimonianza è giunta fino a noi. Molti di essi sono morti martiri, testimoniando Gesù Cristo: era impossibile per loro tacere; preferirono subire il martirio piuttosto che non testimoniare il Cristo.

Ognuno di noi fa l’esperienza di un incontro nella fede con il Signore risorto. Ognuno può quindi rendersene conto; può dichiarare solennemente che il Signor Gesù è risorto; può esserne garante… Le Sacre Scritture lo testimoniano; la vita ed il martirio dei primi cristiani lo documentano; la storia della Chiesa lo testimonia e, oggi, Gesù può essere presentato da ciascuno di noi quale testimone fedele, colui che ha testimoniato l’amore del Padre suo, rivelatoci come nostro Padre. I primi responsabili della Chiesa, il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi e Religiose possono testimoniare Cristo ed anche consacrare tutta la loro vita ad annunciare ed attestare che è l’unico Salvatore del mondo e che si debba annunciarlo ovunque nel mondo, in quanto unico Salvatore. Lui, il testimone fedele, si è rivelato a ciascuno di noi e ci manda a testimoniare il suo amore, la sua pace e la sua giustizia. Ci manda a lavorare, con Lui e nello Spirito, perché il Regno si realizzi. Sull’esempio dei Dodici e dei numerosi missionari, ci invia in quanto battezzati, qualunque sia la nostra responsabilità ecclesiale, a testimoniare l’amore di Dio manifestato attraverso tutta la vita di Gesù, nella sua morte sulla croce, la sua risurrezione, la discesa dello Spirito Santo, la vita delle prime comunità cristiane, la vita della Chiesa lungo i secoli, ecc., senza dimenticare i numerosi missionari e martiri.

Siamo innanzitutto invitati a renderci conto che lo Spirito Santo è il vero iniziatore della missione apostolica, come lo era della missione stessa di Gesù (Lc 4,1). Questi è guidato dallo Spirito che ha ricevuto. Ricevuto da Gesù e da lui effuso (At 2,33), lo Spirito Santo è trasmesso insieme con il battesimo nel nome di Gesù (At 1,5). È effuso principalmente in vista della predicazione e della testimonianza (At 4,8.31; 5,32; 6,10). Interviene agendo sulla condotta degli apostoli, come si può leggere negli Atti degli Apostoli (At 8,15.17; 10,19.44-47; 11,12.15; 15,8). Siamo inoltre invitati a comprendere che la testimonianza resa a Cristo è prima di tutto testimonianza della Risurrezione (At 1,22). Negli Atti degli Apostoli, i testimoni sono prima di tutto i Dodici (At 1,22; 10,41), ma altri sono anche chiamati testimoni, in senso un po’ diverso (At 13,31; 22,20). Oggigiorno siamo tutti testimoni di Cristo crocifisso. Infine, ci viene richiesto di allargare il cerchio della testimonianza apostolica. Non si tratta più solo di una testimonianza da Gerusalemme a Roma, dai giudei alle genti, come prevede il piano degli Atti degli Apostoli, ma ovunque ed in tutti gli ambiti della vita degli uomini e delle donne d’oggi. Dio, con potenza, interviene ancor oggi per far andare avanti questa storia mandando lo Spirito Santo (At 2,1-13; 10,44; 19,6) e suscitando testimoni della Risurrezione, pronti a morire al fin di testimoniare Cristo.

Luca, autore degli Atti degli Apostoli, sostiene l’integrazione del cristianesimo nella società romana. I cristiani vengono incoraggiati a vivere la propria fede nel contesto socioculturale dove si gioca d’ora innanzi l’avvenire della loro religione, cioè l’Impero Romano. Luca è convinto che l’accesso al Dio universale sarà favorito dall’universalità dell’impero. Per Luca, il Verbo si è fatto carne in un destino umano che bisogna descrivere. Da teologo, egli precisa che la storia è il luogo della rivelazione di Dio. La storia, di pugno suo, diventa kerigma e ciò si realizza nella storia. Luca ha voluto essere lo storico di Dio e narra una storia in cui il lettore intravede tensioni e spostamenti, percorsi di conversione e di testimonianza. Luca invita a testimoniare Cristo morto e risorto, a viverne al fin di annunciarlo e invogliare a credere in Lui e a far parte della Chiesa. Dio, il Dio rivelato in Gesù Cristo, è il Dio di tutti e di ognuno. L’estensione della salvezza all’universalità umana è allo stesso tempo un’opera divina, alla quale lo Spirito Santo concorre fortemente, ed il frutto del lavoro e dei sacrifici degli inviati. Azioni divine e sforzi umani si compenetrano per far nascere una Chiesa che raccolga uomini e donne di tutte le provenienze (At 14,27). Il programmo missionario costruito dal Risorto, partendo da Gerusalemme e arrivando a Roma, rimane ancora incompiuto. Occorre continuarlo quindi, non nel mondo del racconto, ma nel mondo del lettore: è l’orizzonte, mai raggiunto, della Chiesa, una promessa di universalità che sorpassa la cristianità.

Lo Spirito è una potenza; abilita i discepoli ad essere dei testimoni del Risorto, da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra ed in tutti i contesti. Lo Spirito è forza di testimonianza; autorizza ogni battezzato a rendere testimonianza della salvezza ricevuta, come precisa Pietro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38; 1Cor 12,1-3,9). Lo Spirito permette che lo stesso Vangelo sia inteso nella pluralità delle lingue e dei popoli. Ogni essere umano è invitato ad aprirsi ad un rapporto comune con il Vangelo nella irriducibile diversità delle culture. Dio ci chiama tutti, tanto quelli che sono vicini quanto quelli che sono lontani (At 2,39), perché non v’è alcuna salvezza all’infuori di Gesù, il Cristo (At 4,12). Siamo invitati a condividere la Parola e la Santa Cena, fonte di vita e di comunione, che non possono in alcun caso essere un’occasione di morte (At 12,6; 16,25).

È importante prendere coscienza dell’urgenza della testimonianza ai nostri prossimi. Come convincere nel 2022 tutti i battezzati ad essere i testimoni di Cristo ed a sostenere le Pontificie Opere Missionari, per dare alla Chiesa universale i mezzi necessari per la sua missione? Come aiutarli a camminare sulle orme di Paulina, con lo sguardo fisso sulla Madonna e sul Figlio suo, il Signore Gesù? Come suscitare la generosità dei cristiani affinché le nostre Chiese locali abbiano mezzi necessari per continuare a testimoniare Cristo? Il finale trionfalistico degli Atti degli Apostoli non è il trionfo di un uomo, poiché Paolo è prigioniero, bensì il trionfo della Parola di cui nulla può impedire la diffusione. La vittoria della Parola di Dio rimanda a Paolo che rimane missionario a Roma fino alla fine. Siamo invitati a vivere una comunione fraterna al di là di tutte le barriere ed a rimanere aperti a tutti.

La preghiera sta al centro dei testi che ci vengono proposti oggi, Giornata Missionaria Mondiale; sta al centro della missione cristiana. Se avete la possibilità di rileggere questi testi nei prossimi giorni, vale veramente la pena, anche se la presente meditazione è già lunga. Il Signore non disprezza le nostre preghiere, né quelle dell’orfano, né della vedova; il Signore ascolta tutti. Ci è consigliato di dare all’Altissimo secondo le nostre risorse e secondo quanto lui ci dona, senza calcoli. In altri termini: siccome il Signore è generoso nei nostri confronti, diamo generosamente e con gioia. Dio ama chi dona con gioia (2Cor 9,7; Pr 22,8). La sapienza biblica ci insegna che il Signore è colui che ripaga; ci restituisce sette volte di più di quello che abbiamo dato. Ciò mostra che con il Signore non esiste la logica di chi non fa mai niente per niente, bensì il Signore dona molto di più, onde prendere sul serio questo insegnamento. Siamo invitati ad amare davvero, optando per un dialogo filiale con Dio nostro Padre, per una fraternità gratuita al centro del dialogo di salvezza (Pierre Diarra, Gratuité fraternelle au coeur du dialogue, Paris, Karthala, 2021). Leggiamo: «Non provare ad influenzarlo con dei regali, egli non li accetterà». Il Signore è buono; dunque, non c’è bisogno di volerlo influenzare o corrompere. Non disprezza il povero, esaudisce la preghiera dell’oppresso. In fondo, non svantaggia nessuno.

Ciò che il Signore ci chiede, è avere fiducia in lui; la preghiera è l’espressione di tale fiducia. Lo sappiamo e forse lo abbiamo sperimentato: quando un povero grida, il Signore ascolta; lo salva da tutte le sue angosce. Il Signore viene a liberare quelli che lo temono. Ma ciò non vuol dire che la salvezza degli altri, meno pii, meno credenti o non credenti, non gli interessi. Col salmista, possiamo esortare gli altri dicendo: “Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia”. Chiunque siate, adorate il Signore: nulla manca a quelli che lo temono. Chi cerca il Signore non mancherà di nulla. Con il Signor Gesù abbiamo tutto. Sì, tutti, dobbiamo rendere grazie al Signore, perché è buono e non si scorda di alcun figlio suo. Siamo invitati ad andare il più lontano possibile nella nostra generosità, nel nostro amore per Dio e nel nostro amore per il prossimo. Non dobbiamo confinarci in quella logica dove siamo sempre a misurare o calcolare ciò che doniamo e ciò che riceviamo indietro o in scambio. Infatti, spiega Papa Francesco nella Fratelli tutti, (n. 140) che Dio, invece, dona gratuitamente «fino al punto che aiuta persino quelli che non sono fedeli, e “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45)».

Pertanto, è importante riflettere sulla forza della nostra testimonianza, ma anche sull’attitudine del fariseo e quella del pubblicano, una pagina evangelica che ben conosciamo. Sentiamo cosa dice il fariseo che, stando ritto, prega tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano». A volte dimentichiamo che i farisei erano dei credenti che si sforzavano di praticare tutto ciò che prescriveva la Legge di Mosè. Ci riuscivano sovente ed ogni tanto se ne vantavano, a tal punto che si giustificavano davanti a Dio, dicendo: «Io faccio quello, faccio questo, e questo. Non sono né questo, né quello; non sono come questo pubblicano…». Quanto al pubblicano, si riconosce peccatore, con tutta umiltà. Infatti, si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». E Gesù che dichiara: «Questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

Spunti utili:

Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro, Domenica, 23 ottobre 2016

Oggi è tempo di missione ed è tempo di coraggio! Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti. Ci è richiesto anche il coraggio del pubblicano del Vangelo di oggi, che con umiltà non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio!

La Vergine Maria, modello della Chiesa “in uscita” e docile allo Spirito Santo, ci aiuti ad essere tutti, in forza del nostro Battesimo, discepoli missionari per portare il messaggio della salvezza all’intera famiglia umana.

Papa Francesco, Omelia “Con il ‘cuore nudo’”, Piazza San Pietro, Sabato, 21 marzo 2020

Nel Vangelo (cfr Lc 18,9-14) […] il Signore ci insegna come pregare, come avvicinarci, come dobbiamo avvicinarci al Signore: con umiltà. C’è una bella immagine nell’inno liturgico della festa di San Giovanni Battista. Dice che il popolo si avvicinava al Giordano per ricevere il battesimo, “nuda l’anima e i piedi”: pregare con l’anima nuda, senza trucco, senza travestirsi delle proprie virtù. Lui […] perdona tutti i peccati ma ha bisogno che io gli faccia vedere i peccati, con la mia nudità. Pregare così, nudi, con il cuore nudo, senza coprire, […], faccia a faccia, l’anima nuda. […]. Invece, quando andiamo dal Signore un po’ troppo sicuri di noi stessi, cadremo nella presunzione di questo [fariseo] o del figlio maggiore o di quel ricco al quale non mancava nulla. Avremo la nostra sicurezza da un’altra parte. “Io vado dal Signore…, ci voglio andare, per essere educato… e gli parlo a tu per tu, praticamente…”. Questa non è la strada. La strada è abbassarsi. L’abbassamento. La strada è la realtà. E l’unico uomo qui, in questa parabola, che aveva capito la realtà, era il pubblicano: “Tu sei Dio e io sono peccatore”. Questa è la realtà. Ma dico che sono peccatore non con la bocca: col cuore.

 

 

 

[1] Vi offriamo per questa domenica la meditazione del prof. Pierre Diarra della PUM Francia, cogliendo l’occasione per ringraziarlo ancora di cuore per questo testo. Egli ha scritto, su nostra richiesta, i commenti liturgici per tutti i giorni del mese missionario di ottobre 2022, inviati per email ai direttori nazionali delle POM, all’inizio dell’anno, per loro uso nell’animazione missionaria.