Meditazione Missionaria per la XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

06 ottobre 2022

San Dionigi, Vescovo e Compagni Martiri; San Giovanni Leonardi, Sacerdote

2Re 5,14-17;
Sal 97;
2Tm 2,8-13;
Lc 17,11-19

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia

Commento Biblico-Missionario (Meditazioni di Pierre Diarra[1])

«Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». Queste parole di Gesù possono sembrare provocatorie. Lo straniero è posto come esempio. Infatti, torna indietro per ringraziare Gesù e dare gloria a Dio. Gesù va oltre dicendogli: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Lo straniero credette che era davvero guarito e che ciò fosse stata opera di Gesù ma anche opera di Dio. Per lui, non c’è dubbio che Gesù ha qualche rapporto speciale con Dio, dato che può guarire. E gli altri che non sono stranieri, perché non sono tornati indietro? Pensano di avere diritto a questa guarigione perché sono ebrei? Dio, il loro salvatore, glielo deve, vero? È perché dubitano che la loro guarigione non sia completa? È perché vogliono proseguire il loro cammino per mostrarsi ai sacerdoti, come Gesù ha chiesto loro di fare? Una volta trovato Gesù, si ha ancora bisogno di andare dai sacerdoti dell’alleanza? Tutte queste domande ci fanno riflettere, per interrogarci in modo fondamentale sulla relazione che dovremmo avere con il Signore Gesù. Se consideriamo i doni, le benedizioni e le grazie che Dio ci dà come qualcosa che ci è dovuto, avremo difficoltà a ringraziare il Signore. Ci sarà difficile riconoscere il suo amore gratuito, la salvezza offerta senza alcun merito da parte nostra. Non avremo fretta di rendere grazie.

Siamo invitati a rendere grazie, senza sosta. Non è questo il significato primario dell’Eucaristia? Siamo invitati a cantare con il salmista questo inno al Signore, re dell’universo e della storia. È un “canto nuovo” che significa, nel linguaggio biblico, un canto perfetto, pieno, solenne che dovrebbe essere accompagnato da una cerimonia musicale festosa: l’arpa, la tromba e il corno, ma forse anche da un battito di mani e persino da un applauso cosmico. Il mare, le montagne, la terra e tutto il mondo, specialmente gli abitanti della terra, sono invitati a cantare le meraviglie di Dio, a danzare per la gioia davanti al Signore. La nostra gratitudine dovrebbe spingerci a rendere grazie con tutto il nostro cuore, con tutto il nostro essere, cantando, battendo le mani, suonando strumenti musicali come se avessimo associato l’intera creazione al nostro ringraziamento.

Il “nostro Dio” è al centro della scena di acclamazione e del canto festivo. Lui, il Creatore, opera la salvezza nella storia e ci si aspetta che “giudichi”, cioè che governi il mondo e i suoi popoli, che porti loro, da buon sovrano, pace e giustizia. La storia di Israele è evocata, con le immagini della sua “mano destra” e del “suo braccio santo” che si riferiscono all’Esodo, alla liberazione dalla schiavitù in Egitto, ma anche al deserto dove Dio non ha lasciato morire di fame il suo popolo. Dio ha anche dato al suo popolo la sua Legge, regole di condotta. Si ricorda l’alleanza con il popolo eletto, con le due grandi perfezioni divine: amore e fedeltà. Questi segni di salvezza sono destinati a tutti, a tutte le nazioni e a tutta la terra. Così, tutta l’umanità e persino l’intera creazione saranno attirate verso il Dio salvatore, il Dio dell’Amore annunciato nell’Antico Testamento. Tutti gli esseri umani sono invitati ad aprirsi alla parola del Signore e alla sua opera di salvezza. Tutti sono invitati ad accogliere la Parola e oltre a ciò il Signore stesso.

La grande danza del ringraziamento diventa un’espressione di speranza e persino un’invocazione: “Venga il tuo regno!” Che gioia è partecipare all’instaurazione del regno di Dio qui sulla terra: un regno di pace, giustizia e serenità che pervade tutta la creazione! Questo salmo rivela, senza dubbio, una profezia dell’opera di Dio nel mistero di Cristo. Nel Vangelo infatti «si rivela la giustizia di Dio» (Rm 1,17), Egli si manifesta (Rm 3,21), come dice l’apostolo Paolo ai Romani. Dio salva il suo popolo e tutte le nazioni della terra sono in soggezione. Nella prospettiva cristiana, Dio opera la salvezza in Cristo e tutti i popoli sono invitati a godere di questa salvezza. Non è più riservata al popolo dell’Alleanza; la Nuova Alleanza apre la salvezza a tutti. Il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, «del Giudeo, prima, come del Greco» (Rm 1,16). «Non solo tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio» (Sal 98,3), ma hanno ricevuta la salvezza in vari modi. La salvezza è comunque offerta a tutti.

Il “canto nuovo” del salmo può essere visto come un invito a celebrare in anticipo la novità cristiana del Redentore crocifisso. Che gioia è per i credenti acclamare il Risorto, non solo il giorno di Pasqua, ma anche ogni volta che il Mistero della nostra salvezza viene celebrato nell’Eucaristia, specialmente la domenica. Cristo ha sofferto la Passione come uomo, ma ha salvato, come Dio. Ha fatto miracoli tra gli ebrei, ha purificato i lebbrosi, ha nutrito innumerevoli persone e, come altri profeti, risuscitò i morti. Ma perché merita un nuovo canto? Perché Dio è morto affinché le persone potessero avere la vita. Perché il Figlio di Dio è stato crocifisso per renderci figli adottivi e per portarci nel Regno, in cielo, al Padre.

Se siamo morti con Cristo, con lui vivremo. Se sopportiamo la prova, con lui regneremo. Se noi lo rifiutiamo, lui rifiuterà anche noi, ma la sua tenerezza e il suo perdono rimangono disponibili. Se non abbiamo fede, egli rimane fedele alla sua parola, perché non può rifiutarsi. È l’espressione dell’amore più forte, più rilevante; non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama. Voi siete miei amici, se fate quello che vi comando. «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12-15). Davvero la salvezza offerta rimane disponibile per tutti. Lo Spirito Santo è concesso a ciascuno. Da qui l’importanza di mantenere questa parola di Paolo presente nei nostri cuori: «Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide». Nel giorno delle prove e delle persecuzioni, che la fede nel Crocifisso risorto ci dia la gioia di cantare, senza vacillare, un canto nuovo in onore di Dio-Amore! Ci invita, in ogni circostanza, a proporre la salvezza in Gesù Cristo a tutti i nostri prossimi. Siamo “discepoli missionari”!

 

Spunti utili:

Papa Francesco, Giubileo Straordinario della Misericordia, Giubileo Mariano, Omelia, Piazza San Pietro, Domenica, 9 ottobre 2016

Il Vangelo di questa domenica (cfr Lc 17,11-19) ci invita a riconoscere con stupore e gratitudine i doni di Dio. […] Saper ringraziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi, quanto è importante! E allora possiamo domandarci: siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo… Per questo, Gesù sottolinea con forza la mancanza dei nove lebbrosi ingrati: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?» (Lc 17,17-18).

Papa Francesco, Santa Messa e Canonizzazione dei Beati: Giovanni Enrico Newman, Giuseppina Vannini, Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, Dulce Lopes Pontes, Margarita Bays, Omelia, Piazza San Pietro, Domenica, 13 ottobre 2019

«La tua fede ti ha salvato» (Lc 17,19). È il punto di arrivo del Vangelo odierno, che ci mostra il cammino della fede. In questo percorso di fede vediamo tre tappe, segnalate dai lebbrosi guariti, i quali invocanocamminano e ringraziano.

Anzitutto, invocare. I lebbrosi […] Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore, perché il Signore ascolta il grido di chi è solo. […] La fede cresce così, con l’invocazione fiduciosa, portando a Gesù quel che siamo, a cuore aperto, senza nascondere le nostre miserie. Invochiamo con fiducia ogni giorno il nome di Gesù: Dio salva. Ripetiamolo: è pregare, dire “Gesù” è pregare. La preghiera è la porta della fede, la preghiera è la medicina del cuore.

La seconda parola è camminare. […] Vengono guariti andando a Gerusalemme, cioè mentre affrontano un cammino in salita. È nel cammino della vita che si viene purificati, un cammino che è spesso in salita, perché conduce verso l’alto. La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. La fede aumenta col dono e cresce col rischio. La fede procede quando andiamo avanti equipaggiati di fiducia in Dio. […]

C’è un altro aspetto interessante nel cammino dei lebbrosi: si muovono insieme. «Andavano» e «furono purificati», dice il Vangelo (v. 14), sempre al plurale: la fede è anche camminare insieme, mai da soli. Però, una volta guariti, nove vanno per conto loro e solo uno torna a ringraziare. Gesù allora esprime tutta la sua amarezza: «E gli altri dove sono?» (v. 17). Sembra quasi che chieda conto degli altri nove all’unico che è tornato. È vero, è compito nostro – di noi che siamo qui a “fare Eucaristia”, cioè a ringraziare –, è compito nostro prenderci cura di chi ha smesso di camminare, di chi ha perso la strada: siamo custodi dei fratelli lontani, tutti noi! Siamo intercessori per loro, siamo responsabili per loro, chiamati cioè a rispondere di loro, a prenderli a cuore. Vuoi crescere nella fede? Tu, che sei oggi qui, vuoi crescere nella fede? Prenditi cura di un fratello lontano, di una sorella lontana.

Invocare, camminare e ringraziare: è l’ultima tappaSolo a quello che ringrazia Gesù dice: «La tua fede ti ha salvato» (v. 19). Non è solo sano, è anche salvo. Questo ci dice che il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù. […]. Solo Lui libera dal male, e guarisce il cuore, solo l’incontro con Lui salva, rende la vita piena e bella. Quando s’incontra Gesù nasce spontaneo il “grazie”, perché si scopre la cosa più importante della vita: non ricevere una grazia o risolvere un guaio, ma abbracciare il Signore della vita. E questa è la cosa più importante della vita: abbracciare il Signore della vita.

 

 

 

[1] Vi offriamo per questa domenica la meditazione del prof. Pierre Diarra della PUM Francia, cogliendo l’occasione per ringraziarlo ancora di cuore per questo testo. Egli ha scritto, su nostra richiesta, i commenti liturgici per tutti i giorni del mese missionario di ottobre 2022, inviati per email ai direttori nazionali delle POM, all’inizio dell’anno, per loro uso nell’animazione missionaria.