“Nell’attesa della sua venuta”. Introduzione generale alle messe (del Tempo di Avvento) in prospettiva missionaria

23 novembre 2021

Ogni messa ha già in sé il carattere missionario, perché è la testimonianza attiva comunitaria della fede cristiana dei partecipanti. Il legame tra la messa celebrata e la missione della Chiesa emerge chiaro con il saluto finale che suona in originale latino “Ite missa est” (da cui proprio deriva il termine messa per la celebrazione eucaristica). Come ci insegna Papa Benedetto XVI, «[Nel saluto ‘Ite, missa est’,] ci è dato di cogliere il rapporto tra la Messa celebrata e la missione cristiana nel mondo. Nell’antichità “missa” significava semplicemente “dimissione”. Tuttavia essa ha trovato nell’uso cristiano un significato sempre più profondo. L’espressione “dimissione”, in realtà, si trasforma in “missione”. Questo saluto esprime sinteticamente la natura missionaria della Chiesa. Pertanto, è bene aiutare il popolo di Dio ad approfondire questa dimensione costitutiva della vita ecclesiale, traendone spunto dalla liturgia» (Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, n. 51).

L’indole missionaria della messa emerge ancor di più e raggiunge il suo culmine con l’acclamazione dell’assemblea dopo la consacrazione del corpo e sangue di Cristo. All’annuncio del sacerdote Mysterium fidei “Mistero della fede”, il popolo acclama: Mortem tuam annuntiamus, Domine, et tuam resurrectionem confitemur, donec venias “Annunciamo la tua morte, Signore, / proclamiamo la tua risurrezione, / nell’attesa della tua venuta”.

Quest’azione liturgica mette in risalto la vocazione di ogni cristiano al mondo d’oggi di essere annunciatore/testimone dei misteri pasquali della passione, morte, e risurrezione di Cristo, fino alla sua seconda venuta. Anzi, davanti al Gesù eucaristico, ogni partecipante è chiamato a confermare solennemente la missione che Egli stesso ha affidato alla Chiesa, comunità dei fedeli: “Andate e annunciate”, “andate e predicate il Vangelo”, “sarete i miei testimoni”. Tale missione va svolta fino al ritorno di Cristo, come ricordato dal Concilio Vaticano II: «Pertanto, il periodo dell’attività missionaria si colloca tra la prima e la seconda venuta di Cristo, in cui la Chiesa, qual messe, sarà raccolta dai quattro venti nel regno di Dio. Prima appunto della venuta del Signore, il Vangelo deve essere annunziato a tutte le nazioni» (AG 9). In altri termini, tutto il tempo nostro attuale è sempre quello della missione, donec venias “finché [Tu] venga”.

Tale contesto liturgico-missionario generale va vissuto particolarmente nella celebrazione eucaristica dei giorni e delle domeniche di Avvento, quando, tramite le preghiere e le letture previste per ogni messa, si sottolinea appunto l’aspetto dell’attesa della venuta del Signore. 

 

Immagine: P. Marko I. Rupnik, Cappella del Pontificio Seminario Romano Maggiore, Abside, Annunciazione - Roma, Italia