
30 ottobre - Paolina: compagna dell'“Uomo Solidale”
Paolina Jaricot viene presentata come "una donna in cammino con l'Uomo solidale", una donna che continua a vivere come "il fermento sinergico dell'apostolato cattolico" (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. Biographie, op. cit., p. 320). Solidale con i poveri, li ha aiutati non solo a prendere coscienza della loro dignità, ma anche a lottare perché questa fosse riconosciuta dal maggior numero di loro contemporanei. Li ha aiutati ad accettare meglio il Vangelo per viverlo. Essa viene anche presentata come "pioniera della solidarietà operaia e missionaria", tutta rivolta a Maria e a Gesù suo Signore, il quale non ha forse sopportato la grande "ostilità dei peccatori" (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot, op. cit., p. 320), senza mai scoraggiarsi o rinunciare a chiamarli alla conversione?
La personalità di Paolina illumina il mondo dei cristiani laici, perché è coinvolta sia negli eventi storici, sia in quelli umani e soprannaturali. È talmente immersa in una sorta di vespaio di operazioni legali, causate da inganni e frodi, che il lettore non può che provare compassione per lei. Assomiglia al "condannato innocente", il suo Signore che chiese alle figlie di Gerusalemme di non piangere su di Lui, ma su loro stesse e sui loro figli (Lc 23, 28). Il modo in cui Paolina ha cercato di risolvere i problemi giudiziari che ha affrontato può interpellare ogni essere umano nella sua ricerca di verità e giustizia per se stesso ma anche per i poveri e i piccoli, che spesso non hanno i mezzi per difendersi. Può anche interpellare il modo in cui il battezzato si impegna nella solidarietà e nella fraternità per realizzare un regno di giustizia e di pace nel mondo. Come i lettori della Lettera agli Ebrei, lasciamoci interpellare per essere veramente parte dei testimoni di Cristo, che hanno rifiutato il peccato e accettato di affrontare con resistenza la prova proposta, “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio” (Eb 12, 2).
Dovremmo forse nominare Paolina "la patrona dei commercianti in rovina" o "la patrona della Gioventù Operaia Cattolica" o "la patrona del Movimento della Rinascita Cristiana"? (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. Biographie, op. cit., p. 321). Ella appare come una combattente, una donna totalmente dedita alla causa della missione della Chiesa, piena di ardore apostolico, come Santa Caterina da Siena e l'apostolo dei Gentili. Paolina non è forse, alla fine, "una martire che non chiede nulla a Dio per sé, se non che l'Agnello immolato la accolga ai piedi del suo trono, come una povera donna che stringe tra le mani il certificato di indigenza ingiallito?" (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. Biographie, op. cit., p. 321).
Pauline Jaricot è stata una "discepola-missionaria", per usare le parole del Santo Padre, rivelando un profilo di apostola, di testimone del Risorto, nel modo in cui le donne hanno seguito Gesù e gli hanno reso testimonianza dopo la sua resurrezione. Essa vive dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Infatti, i fedeli incorporati alla Chiesa per mezzo del battesimo, “partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa così tutti, sia con l'offerta che con la santa comunione, compiono la propria parte nell'azione liturgica” (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n°11). Osserviamo che “nella santissima eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua, lui il pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante dà vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create. Per questo l'eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione” (Vaticano II, Presbyterorum ordinis, n°5).
Paolina Jaricot e le opere da lei ispirate appaiono oggi come una presenza discreta e rassicurante per molti missionari sparsi per il mondo. Chi la conosce sa che è una figura chiave nella storia dell'evangelizzazione e della missione della Chiesa. Tanto Paolina quanto le Pontificie Opere Missionarie sono indicatori per la sollecitudine cristiana, per gli scambi tra le Chiese, per un impegno comune nella missione oltre i confini dei singoli paesi. Questa è la carità cristiana, uno dei segni forti della comunione ecclesiale; è anche l'offerta di strumenti alla Chiesa universale per la missione, espressione del dono di sé per partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa alla sequela del suo Signore nello Spirito Santo. Dio infatti vuole che tutti gli esseri umani siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tim 2:4). Paolina, che si è fatta pellegrina per la solidarietà, deve accompagnare i pellegrini che cercano una vita spirituale forte, andando incontro a Maria e a suo Figlio. Conoscere meglio Paolina vuol dire capire meglio l'importanza di intraprendere percorsi di riconciliazione e di pace per costruire con gli altri una civiltà dell'amore infinito. Ed è anche l'occasione per orientarsi verso una cultura basata sulla condivisione fraterna, sul sostegno organizzato a tutti i missionari senza distinzione, mobilitando tutti i cristiani intorno al Signore Gesù, l'"Uomo solidale" con il Padre e nello Spirito, nella realizzazione del piano di Salvezza che riguarda tutta l'umanità. La memoria rinnovata di Paolina, la "povera di Maria", permette ai fratelli cristiani di simpatizzare, di sostenere la missione della Chiesa e di permanere in una logica di conversione e di amore.