31 ottobre - La missione come desiderio di diffondere l’amore di Dio

31 ottobre 2021

Al termine di questo percorso, può essere interessante osservare l'articolazione tra l'avvio di quella che sarebbe diventata l'Opera della Propagazione della Fede (1822) e il Rosario Vivente (1826). La prima fu concepita come una rete di sostegno spirituale e finanziario per le missioni cattoliche ad gentes. Il secondo appare più come una rete di preghiera per la rigenerazione della fede, esattamente là dove i legami sono profondi (Chantal Paisant, « Le Rosaire vivant de Pauline ou la mission comme Amour d’extension », in Documents Épiscopat n°6/2013 su Pauline Marie Jaricot. Une œuvre d’amour, pubblicato da Secrétariat général de la Conférence des Évêques de France, p. 23-30, in particolare p. 23). Entrambe le opere portano l'impronta del genio di Paolina, radicata nell'amore di Gesù con una visione universale della Chiesa. Come l'Opera della Propagazione della Fede, il Rosario Vivente avrebbe avuto un ruolo considerevole nel sostegno spirituale e nello sviluppo delle missioni nel XIX secolo.

Paolina si mobilita per raccogliere il “soldo settimanale” per le missioni, dopo aver ascoltato la richiesta di sostegno delle Missioni Estere di Parigi, trasmessa da suo fratello Philéas. Raduna le operaie con le quali aveva già creato l'associazione delle “Riparatrici del Cuore di Gesù incompreso e disprezzato”, dedicata alle opere di preghiera e di carità. Inventa così il suo famoso sistema decimale, che le permette di estendere la sua rete in modo straordinario.

Il sistema funziona così bene che due anni dopo conta quasi 1000 associati/e. Tale sistema, al momento della creazione ufficiale dell'Opera della Propagazione della Fede, ha fornito la base della rete di donatori per le missioni in Asia e in America. Presto sarebbero stati i missionari di tutto il mondo a beneficiare dell'appoggio spirituale e finanziario delle Opere della Propagazione della Fede e del Rosario Vivente. Paolina possedeva l'arte di inventare la risposta adeguata ai bisogni del suo tempo. Sapeva mettere la sua capacità di mobilitazione sociale e il suo senso dell'organizzazione al servizio della Chiesa e della sua missione universale di annunciare il Vangelo. Di fronte alla "generale epidemia di empietà", riuscì a trovare un rimedio spirituale per quella che chiamava la nuova "invasione spirituale" che minacciava la società. Non solo la devozione non sarà più questione di poche persone che cercano di viverla privatamente, ma diventerà popolare.

Piccole unità di solidarietà, non più basate su dieci, come nell'opera di Propagazione della Fede, ma su quindici, animate da una “zelatrice”, dovevano moltiplicarsi. Paolina paragonava le sue amiche del Rosario Vivente a fragili "formichine del buon Dio" (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p.194 et 197) che, attratte dalla dolcezza dell'aria, escono dai loro rifugi.

"Ebbene, poiché pensiamo giustamente che siamo esseri molto gracili, prendiamo una di queste formichine come punto di paragone, e cerchiamo di essere umili e piccole come loro, nella nostra stima, ai piedi del Re del cielo e della terra. Ai miei occhi, l'atto supremo sarà quello di adorare il nostro Creatore e di sottometterci al dominio sovrano della sua santa volontà. Gli diremo: Signore, per manifestare la gloria della tua misericordia, degnati di abbassare il tuo sguardo dal cielo, dove abiti, su queste formichine intelligenti che la tua onnipotenza ha creato! Prendile in mano per infondere loro nuova vita con il tuo soffio vivificante; e poi, mio Dio, se dopo questo dirai: formichine, portate questa montagna, noi non diremo più: questo non è possibile, sapendo che tu, Signore, non sapresti comandare nulla di impossibile, quindi ciò che noi non possiamo fare, dobbiamo credere che tu lo farai” (Paolina Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 194 ; si veda p.197).

Meditiamo alcune righe scritte da Paolina Jaricot sulla Pasqua, gioia e gloria, ma anche sulla Santissima Trinità. “Signore, la tua vittoria è la nostra stessa eredità [...] Ah, in questo giorno della tua risurrezione, vieni a visitare i tuoi figli prigionieri; guarda la terra nella sua desolazione; guarda i popoli sedotti, infettati dalla peste delle false dottrine; guarda le generazioni trascinate dal torrente dei cattivi esempi... Guarda i tuoi amici, i tuoi figli scoraggiati, legati da non so quale impotenza; guarda la terra coperta dalle ombre della morte. O Luce divina, solleva questa pietra che sembra tenere prigioniera, nel sepolcro del peccato, la maggior parte delle tue povere creature; [...] trionfa per ciascuna delle anime che hai conquistato con la tua morte, e rendile libere con la tua risurrezione. Sì, o mio Dio, il mistero della tua risurrezione è così potente, così pieno di grazia, di forza e di merito come lo era nel momento in cui si è compiuto. Osserva, dunque, il nostro secolo infelice e fai sentire l'effetto della tua gloriosa risurrezione da un capo all'altro del mondo. Dimentica le nostre iniquità e non ricordare più le nostre offese. Scuoti dunque tutte le nostre catene; spezza tutti i legacci dei prigionieri; rinnova il mondo e confondi l'impero di Satana per sempre” (Paolina Jaricot, Le Rosaire vivant, Paris, Lethielleux, 2011, p. 233-234).

Concludiamo questo mese di meditazione con Paolina Maria Jaricot leggendo un brano tratto dalla sua meditazione sulla Trinità. "Nel corso del mese di Maria, si celebrano anche quest'anno la festa dell'Adorabilissima Trinità, l'ultima di tutte le nostre solennità, e quella del Santissimo Sacramento, in cui sono riassunti tutti i misteri della carità di un Dio fatto uomo. In mezzo all'abbondante messe di grazia che questo bel mese di Maria ci invita a raccogliere, non si può fare a meno di preoccuparsi di qualcosa che smuove profondamente l'anima. Dio, davanti al quale mille anni sono come un giorno, si è affrettato, sembra, a riunire in un giorno, fatto non di dodici ore ma di dodici anni appena trascorsi, tutte le meraviglie che ha compiuto per il suo popolo durante più di diciotto secoli [...] Ed è nel tempo in cui le iniquità della terra sembravano averne più che colmato la misura, che Dio, sì, diciamolo, a gloria della sua infinita misericordia, viene ad opporre alla moltitudine dei peccatori che lo offendono, invece di uno sfoggio di Giustizia, una sovrabbondanza di grazie e di dolcezza” (Paolina Jaricot, Le Rosaire vivant, Paris, Lethielleux, 2011, p. 235-236).

Leggiamo anche la riflessione di Paolo VI scritta nel 1972, in occasione della seconda Conferenza Missionaria Internazionale che si tenne a Lione per celebrare il 150° anniversario della fondazione dell'opera della Propagazione della Fede. Parlando di Paolina, il Papa scrive: "più di molti altri, ella dovette incontrare, accettare e superare nell'amore una serie di sfide, fallimenti, umiliazioni e abbandoni, che diedero alla sua opera il marchio della croce e la sua misteriosa fecondità. [...] Il seme modestamente gettato da Maria Paolina è diventato un grande albero. L'opera della Propagazione della Fede... Sulla scia di Maria Paolina Jaricot, tutta la Chiesa è chiamata a questo impegno concreto” (Georges Naïdenoff, Pauline Jaricot, op. cit, p. 102.)

Per concludere, si può osservare che non appena Paolina si converte e decide di prendere in mano la sua vita o di abbandonarla nelle mani di Dio, opta per un amore orientato all'impegno missionario. Scrive: "La tensione sconfinata di amare, la sete divorante di possedere il mio Dio, mi spingeva anche ad agire per la sua gloria. Ero pronta con la volontà a contribuire alla gloria della Chiesa. Non mi era mai venuto in cuore né mi ero mai sentita attratta verso la vita tutta celestiale delle religiose […] Mi costringevo ad andare nei conventi a vedere le cerimonie delle vestizioni religiose delle giovani aspiranti; ma una forza che non riuscivo a superare mi trascinava fuori di queste sante dimore e sembrava persino gridarmi forte, mio malgrado: Non è lì che devi consacrarti a Gesù!” (Georges Naïdenoff, Pauline Jaricot, op. cit., p. 39)

Per Paolina, l'unica cosa che conta è il grido d'amore interiore, la preghiera in cui il cristiano unisce il suo cuore con amore alle mirabili disposizioni dei sacri cuori, i cuori di Gesù e di Maria. L'intenzione così orientata ci insegna a poco a poco a compiere le nostre azioni in unione con Gesù e Maria. Siamo chiamati, seguendo Paolina Marie Jaricot, a implorare Gesù e Maria di gettare sull'umanità degli sguardi d'amore che “risveglino i cuori più induriti e resuscitino le anime più tristemente morte” (Chantal Paisant, “Le Rosaire vivant de Pauline ou la mission comme Amour d’extension”, in Documents Épiscopat n°6/2013 su Pauline Marie Jaricot. op. cit., p. 29). Siamo chiamati ad amare e a diffondere l'amore di Dio fino ai confini della terra, "un incontro di forze che i nostri cuori si scambiano per amare più perfettamente tutti coloro che Dio ha creato a sua somiglianza e redento come noi con il suo prezioso sangue" (Regola del Rosario Vivente, 1829; si veda Chantal Paisant, “Le Rosaire vivant de Pauline ou la mission comme Amour d’extension”, in Documents Épiscopat n°6/2013 su Pauline Marie Jaricot, op. cit., p. 27).