11 ottobre - Il Rosario Vivente, un vero strumento di apostolato

11 ottobre 2021

Nel Rosario Vivente, Paolina non vede altro che persone che pregano la Santissima Vergine. È un'opera della gente povera e semplice la cui intera trama, la cui intera politica consiste nell'amare Gesù e Maria e farlo amare per mezzo della preghiera e della meditazione del Rosario insieme alle opere di carità. Paolina sapeva rendere grazie per ciò che il Rosario Vivente permetteva alle persone di sperimentare: “Che felicità essere uniti a delle anime così buone! Quanto è bella questa carità che fa di una moltitudine di persone di ogni età, di ogni condizione e di ogni Paese una sola famiglia della quale Maria è la Madre, un corpo di cui Maria è il capo e Nostro Signore Gesù Cristo il cuore. Che esercito è quello di Maria! Che la fede si opponga all'oro, ai numeri, alla potenza dell'esercito di uomini forti che l'inferno ha riunito sotto il suo vessillo per distruggere la religione” (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 39-40)

Dobbiamo pensare che San Domenico, così come più tardi Alain de la Roche, fu una delle persone che sviluppò il Rosario nella Chiesa? Quel che è certo è che il fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori incoraggiava i suoi contemporanei, specialmente quelli della regione di Tolosa, a pregare e a formarsi per poter meglio rimanere fedeli alla fede cattolica. Attraverso i dibattiti e la predicazione che organizzava con i suoi fratelli domenicani, propagava la Fede cattolica di fronte all'eresia degli Albigesi o dei Catari, che costituivano una vera e propria contro-chiesa il cui successo era dovuto a una paradossale miscela di austerità e lassismo. Esigevano una grande austerità dai loro capi, i "perfetti", in opposizione alla ricchezza della Chiesa e ai costumi di molti chierici. Erano lassisti nei confronti degli altri membri, ma offrivano al grande pubblico la prospettiva di una salvezza a buon mercato. Solo gli ordini mendicanti (francescani e domenicani), in totale conformità con lo spirito di rinnovamento che aveva animato i capi della Chiesa dall'XI secolo, sarebbero stati veramente in grado di superare l'eresia albigese, le guerre e le persecuzioni. Essi avrebbero risposto alle aspettative essenziali del popolo, cioè un ritorno allo spirito di povertà e di fraternità delle origini cristiane. L'apostolato dei Frati Predicatori (San Domenico, dal 1215) e quello dei Frati Minori (San Francesco d'Assisi, dal 1210) mirava al cuore della società del loro tempo, ossia alle città dove era in gioco il futuro della società. In effetti, diverse funzioni economiche e finanziarie si svilupparono nelle aree urbane, e vi si poté osservare l'ascesa delle università e la loro influenza intellettuale.

La Beata Vergine ha forse concesso una visione a San Domenico mentre predicava contro gli Albigesi nel 1208? Gli ha forse detto di proporre al popolo la recita del Santo Rosario per rendere più efficaci le sue prediche e i suoi dibattiti? (si veda Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 47). L'amore di San Domenico per la verità, la sua ammirevole devozione al Rosario, per non parlare della forza e della sapienza della sua predicazione, aiutarono diverse persone a convertirsi. Certamente, l'attenzione di Paolina per gli umili e i piccoli è degna di nota, ma anche il modo in cui li indirizza alla Vergine Maria. Va rilevata soprattutto la sua insistenza sulla contemplazione di Gesù nei suoi Misteri; Lui che ci aiuta a riflettere su chi è, Dio e uomo, giacché si forma in noi. L'incontro con Gesù nella preghiera deve essere fonte di gioia, da qui il rendimento di grazie e la manifestazione della nostra gratitudine a Maria che ci dona suo Figlio.

Meditando i misteri della vita di Gesù attraverso il Rosario, il credente è invitato ad accogliere il Vangelo nel profondo del suo cuore. La semplicità della recita del Rosario Vivente non esclude la possibilità offerta ai cristiani di meditare, in questo modo, su pagine importanti del Vangelo. Paolina voleva offrire alla Beata Vergine delle vere e proprie corone assemblando queste quindicine. Con i cinque misteri gaudiosi (Annunciazione, Visitazione, Natività, Presentazione di Gesù al Tempio, Ritrovamento di Gesù al Tempio), siamo invitati a seguire Maria e Gesù durante i primi anni della vita di Gesù nella nostra storia umana. Con i cinque misteri dolorosi (Agonia nell'orto degli ulivi, Flagellazione, Incoronazione di spine, Crocifissione, Morte di Cristo sulla croce), seguiamo Gesù mentre affronta la violenza umana. Il Figlio dice "sì" al Padre fino in fondo: Egli si è spogliato, assumendo la condizione di servo; si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte di croce (cf. Fil 2,5-11). Il Salvatore soffre e muore, Egli “ha dato se stesso come riscatto per tutti”, affinché tutti gli esseri umani possano essere salvati e giungere alla conoscenza della verità, essendo Egli l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (cf. 1 Tim 2,1-7). La meditazione dei cinque misteri gloriosi (Resurrezione, Ascensione, Pentecoste, Assunzione, Incoronazione della Vergine Maria) ci apre alla speranza e alla gioia eterna. Infatti, "Se moriamo con lui, vivremo anche con lui. Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo" (2 Tim 2, 11-12). Meditando i cinque misteri luminosi aggiunti da Giovanni Paolo II nel 2002, (il Battesimo di Gesù nel Giordano, il primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana, l'Annuncio del Regno di Dio, la Trasfigurazione di Cristo e l'Istituzione dell'Eucaristia), siamo invitati a vivere con gioia la nostra missione di battezzati, nel cuore del mondo (La gioia del Vangelo, di cui parla spesso Papa Francesco; Evangelii gaudium, Roma, 24 novembre 2013).

Il missionario è felice di poter portare al mondo il Salvatore Gesù, di lavorare con Lui, nello Spirito, "perché venga il regno di Dio" (cf. Mt 6,10) e perché tutti lavorino per costruire un mondo più giusto, dove regni la pace, la giustizia e la fraternità (Papa Francesco, Fratelli tutti, enciclica sulla fraternità e l'amicizia sociale, Roma, 3 ottobre 2020, n. 140), come siamo invitati a vivere nell'Eucaristia, sacramento dell'unione con Dio, ma anche dell'amore fraterno. In Gesù Cristo, Dio si dona e l'Uomo lo riceve, ma anche l'Uomo si dona e Dio lo riceve. In questo amore in cui l'essere umano è totalmente rivolto verso Dio senza allontanarsi dai suoi simili, è Dio stesso che manda in missione. Poiché la Chiesa è il Corpo di Cristo, il popolo di Dio, il tempio dello Spirito Santo, è anche la Chiesa che invia in missione, seguendo Maria che ci offre il Salvatore del mondo.