14 ottobre - Il Rosario Vivente e la contemplazione

14 ottobre 2021

Il Rosario Vivente può condurre alla vera contemplazione. In ogni mistero di Nostro Signore ci sono persone, parole e azioni. Si tratta quindi di pensare a cosa siano queste persone, che ruolo abbiano nella storia della salvezza. Si tratta di ascoltare le parole, di cercare di precisare bene nella nostra mente le azioni compiute per la nostra salvezza e di rendere così presente il mistero nella nostra mente, affinché sia veramente proficuo per noi, per la nostra contemplazione. Si tratta di contemplare gli attori della nostra salvezza, le parole che si pronunciano su questo argomento e che meritano di essere tenute presenti nella nostra mente per qualche tempo.

Prendendo ispirazione da ciò che accade dentro di noi, è possibile impegnarsi in questo processo contemplativo.

A seconda della sensazione di dolore o di piacere che ne ricevo, il mio cuore si rallegra o si irrita, inclinandosi verso alcuni con amicizia, o allontanandosi da altri per disappunto o addirittura per un sentimento di vendetta. Questa meditazione o contemplazione, che ognuno può fare, riguarda le realtà terrene; può essere applicata “alle cose del Cielo, ai Misteri di Maria e di Gesù, e contempleremo alla maniera di Sant'Ignazio e di San Domenico, riempiendoci, come loro, di amore per le virtù di Gesù, e di orrore per i vizi e i difetti contrari ad esse. Non dobbiamo più invocare la difficoltà. Questo esercizio è alla portata del più semplice; la natura ci ha formati per questo da molto tempo; la grazia ci conduce costantemente ad esso. Non è necessario per questo aver acquisito un grado sublime di perfezione; basta essere un uomo; basta essere un cristiano” (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 97)

Se prendiamo l'esempio del ritrovamento di Gesù al Tempio, può essere interessante focalizzare la nostra attenzione sul luogo in cui questo mistero avviene. Si tratta di contemplare Gesù in mezzo ai dottori della legge che Egli illumina con le sue parole, in mezzo al popolo che lo ascolta con ammirazione. Dalle sue labbra fluiscono saggezza e dolcezza; la sua bellezza è quella di un dio vivente tra gli esseri umani. Giuseppe e Maria sono tristi: hanno perso il loro giovane figlio da tre giorni. Che gioia quando lo ritrovano! Quali cambiamenti nei pensieri, nei sentimenti, negli affetti, insomma, nei cuori di Giuseppe e Maria. Chi era preoccupato, insieme a loro, sarà rassicurato. A questo sguardo delle persone, occorre aggiungere l'udito, le parole e le azioni che meritano anch'esse attenzione e meditazione. Cosa dicono gli uni e gli altri: Giuseppe, Maria, Gesù? Maria gli chiede, sotto forma di tenera rimostranza o di velato rimprovero: Perché ci hai fatto questo? E Gesù risponde: Non sai che io devo essere pienamente ciò che il Padre mio vuole da me? Giuseppe e Maria tacciono; non hanno dubbi, hanno capito. Anche questo silenzio merita qualche considerazione; un silenzio per contemplare Dio Nostro Padre, cosa si aspetta da Gesù e da ciascuno di noi rispetto alla storia della salvezza di ciascuno, rispetto alla salvezza di tutti. E cosa dire delle azioni?

Gesù si separa per un periodo dalle persone che ama; perché? Forse per avvicinarsi alle persone che vivono nelle tenebre della morte, che aspettano la salvezza dal Dio creatore? Maria e Giuseppe “Ritornano sui loro passi; cercano; chiedono in giro; pregano; vanno al tempio; finalmente lo trovano. Ormai Gesù è loro fino alla morte. Ma tu, o dottore della legge, e anche tu, povero popolo, che poco fa traboccavi di ammirazione, cosa fai? Tornerai alla tua ignoranza? È più che probabile; e la luce avendo lui nelle tenebre, le tenebre non la compresero» (cf. Gv 1, 5 ; Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 99).