
19 ottobre - Essere un'Eucarestia vivente
Dalla stesura dell'Amore infinito nella Divina Eucaristia nel 1822, Paolina si è risolutamente rivolta verso Gesù celebrato nella Messa, nell'Eucaristia, e al quale è intimamente legata. L'Eucaristia è molto importante per Paolina Maria Jaricot. Certo, non è una teologa, ma sa condividere la sua vita spirituale, quello che sente quando osserva il legame speciale che ha con Gesù, l'Eucaristia, la Salvezza e la missione universale della Chiesa. Condivide la sua sensibilità di cristiana, il suo legame intimo con Gesù che è tutto per lei: "Gesù è per la nostra anima ciò che il sale è per la carne che si vuole conservare. La divina Eucaristia preserva la nostra volontà dalla corruzione del peccato e ci custodisce per la vita eterna. Mi ammette ogni giorno alla sua tavola come figlia, mi permette di scambiare la mia debolezza con la sua forza, la mia piccolezza con la sua grandezza, la mia ira con la sua dolcezza, la mia corruzione con la sua santità, il mio nulla con la sua divinità, la mia follia, la mia oscurità, la mia ignoranza, con la sua saggezza, la sua luce, la sua verità. Posso, se voglio, perché Lui me lo permette, perdermi in Lui e riceverlo in me invece di me stessa” (Joseph Servel, Un autre visage. op. cit., p. 149-150).
Paolina vede talvolta il cristiano come due uomini che lottano: uno è il figlio della schiava, ossia il figlio di Eva peccatrice, e l'altro è il figlio della donna libera, il figlio di Maria, il figlio della Chiesa per mezzo di Gesù Cristo. Il figlio della schiava deve essere cacciato di casa, affinché l'erede delle promesse occupi tutto il posto, per crescere in Gesù Cristo. Infatti, “Il frumento deve subire una lunga preparazione e un grande lavoro prima di essere adatto al sacrificio dei nostri altari; ma non è in grado, nonostante tale preparazione, di diventare il corpo di Gesù Cristo senza un miracolo che lo distrugga e lo sostituisca con il Salvatore... Allo stesso modo, io devo subire una lunga preparazione, un grande lavoro, per diventare un pane vivo gradito al Signore; ma tutta la mia preparazione non è nulla di per sé: la spada di Gesù Cristo dovrà distruggermi per prendere il mio posto, affinché io possa compiere i suoi propositi” ( Joseph Servel, Un autre visage, op. cit., p. 150).
Paolina sottolinea il carattere sacro dell'Eucaristia, sensibile com'è alla bellezza che circonda la liturgia, così come alla decorazione delle chiese. Si tratta soprattutto di adornare la nostra casa interiore, il nostro cuore, il luogo dove Cristo abiterà. Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19,5-9). Contemplare l'Eucaristia significa contemplare l'amore di Cristo per tutti gli uomini. Il cuore di Cristo non è forse il centro del mistero dell'amore di Dio? Il cuore che ama gli uomini e le donne, per quanto lontani dalla santità, è il cuore che si offre in sacrificio per la salvezza di tutti, il cuore da cui scaturiscono tutte le grazie che riceviamo.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Tim 2:4). "Per mezzo della comunione eucaristica, Cristo vive in noi, animando misteriosamente dall'interno il nostro essere e le nostre azioni, pur rispettando la nostra libertà. È, al tempo stesso, un'unione trasformatrice e un dialogo intimo, in cui la nostra libertà ci spinge a diventare veramente ciò che riceviamo, ciò che siamo profondamente, figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo” (Mons. François Duthel, Postulatore della Causa di Canonizzazione di Pauline Jaricot, « Introduction », in Pauline Jaricot, L’Amour infini dans la divine Eucharistie, Paris, Mame, 2005, p. 11-34, p. 31 per la citazione). L'Eucaristia non è un alimento ordinario; è il memoriale del sacrificio di Cristo. “Bisogna che la Santa Messa sia posta al centro della vita cristiana, e che in ogni comunità si faccia di tutto per celebrarla decorosamente” (Giovanni Paolo II, Mane nobiscum Domine, n°17).
L'Eucaristia ci riporta ogni volta al Calvario, il luogo della passione salvifica di Cristo, là dove sono fluiti il sangue e l'acqua, segni del battesimo e dell'Eucaristia, sacramenti della nostra Salvezza e dell'impegno del nostro Dio per la salvezza di tutti. Siamo invitati, come chiese Cristo nell'Ultima Cena (Lc 22, 19), a fare questo in memoria di Lui, a renderlo presente nella Parola proclamata, ad ascoltarlo mentre ci parla, a ricevere il suo corpo e il suo sangue, perché diventa cibo. Ogni persona può dire a Gesù, nel momento della consacrazione, "Signore, tu sei qui, io ti amo. Ti ringrazio per la tua presenza e per il tuo amore. Dammi la tua parola e il tuo pane, che sono gli unici alimenti in grado di soddisfare la mia fame interiore e far rifiorire il deserto del mio cuore” (Mons. François Duthel, « Introduction », in Pauline Jaricot, L’Amour infini dans la divine Eucharistie, op. cit., p. 31-32). Davanti ad un tale mistero d'amore, l'uomo è chiamato a riconoscere la sua piccolezza, il suo peccato, per scoprire meglio fin dove arriva l'amore salvifico di Dio. L'amore di Cristo copre innumerevoli peccati e invita il peccatore ad abbandonarsi alla bontà del Signore e a convertirsi. È in questo senso che Paolina ci invita a mettere in discussione la nostra pratica del sacramento della Penitenza, che deve collocarsi nel quadro della grazia e dell'amore divini.
Paolina ci richiama spesso alla penitenza, alla ricerca di un cuore purificato per meglio accogliere il Corpo del Signore Gesù, morto e risorto. È così fiduciosa nell'Amore infinito di Dio celebrato nell'Eucaristia che mette in evidenza gli aspetti che le sembrano più importanti. Che si tratti del sacrificio, della presenza, del banchetto o della comunione, “l’intimo colloquio con Gesù appena ricevuto nella comunione” (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n°61) siamo chiamati a vivere l'Eucaristia in tutti i suoi aspetti, qualunque sia la porta di ingresso che scegliamo di varcare. Dobbiamo infatti esaminare noi stessi prima di mangiare il pane della vita e bere dal calice (1 Cor 11,27-29). Dobbiamo purificarci mediante un esame di coscienza ed entrare in un processo di perdono e purificazione affinché tutto il nostro essere sia veramente il tempio preparato a ricevere il Corpo del Signore.
Anche se si può avere l'impressione che la Risurrezione, la comunione ecclesiale e lo Spirito di Pentecoste non siano sufficientemente enfatizzati, è opportuno notare l'importanza che Paolina attribuisce all'Eucaristia e alla missione cristiana. Lo spirito missionario non nasce forse dall'Eucaristia, dal Signore risorto che invia in missione? Lo Spirito non è forse dato affinché tutti i discepoli prendano coscienza della loro responsabilità missionaria? Siamo chiamati a condividere con i poveri la mensa della parola e quella del pane, l'Eucaristia. Siamo chiamati a servire la carità, l'amore di Dio, l'amore del prossimo, collegando il nostro impegno spirituale alle necessità dei poveri. L'Eucaristia ci riporta alla Fede in Cristo morto e risorto, al sacrificio che ha fatto per amore (Fil 2,5-11) per salvare la moltitudine, alla comunione e al servizio, seguendo Cristo che è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10,45).