
20 ottobre - Paolina e il Curato d’Ars (8 maggio 1786 - 4 agosto 1859)
È possibile rintracciare i legami tra Jean-Marie-Baptiste Vianney, il Curato d'Ars, e Paolina Maria Jaricot, ripercorrendo alcuni episodi della loro vita che una predestinazione sembra aver intrecciato tra loro attraverso un gioco di influenza reciproca. Naturalmente, è impossibile riassumere tutto ciò che ha legato questi due personaggi straordinari e come hanno influenzato i loro contemporanei mettendosi al loro servizio.
Uno degli incontri con "Monsieur Vianney" che segnò Paolina fu quando egli giunse da lei e disse: "Signorina, i poveri hanno fame e io vengo per i miei poveri". Paolina uscì dalla stanza e tornò qualche istante dopo portando una busta sigillata che consegnò al vicario. La ragazza, come se avesse intuito le prove che avrebbe dovuto affrontare, si sentì dolcemente attratta dallo sguardo gentile del sacerdote... In lei stava già germogliando una discreta simpatia per quell'uomo che viveva ormai solo per gli altri. Così, è nella vecchia casa dei Jaricot che, per la prima volta, il giovane curato di Ecully incontra Paolina” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, Lyon, Ed. & Imprimeries du Sud-Est, 1952).
Quando Jean-Marie Vianney viene nominato parroco di Ars-en-Dombes, viene avvertito delle difficoltà che avrebbe incontrato: "Beh, lo sa, mio povero Vianney, si tratta di una parrocchia molto povera. Lì non amano il buon Dio. Sarà difficile, ed è una parrocchia senza risorse, solo 500 franchi all'anno. La risposta fu chiara: "Mons. Courbon [il vicario generale] mi fa troppo onore. È tutto quello che ho sempre sognato. Faremo in modo di fargli amare il Buon Dio. Per quanto riguarda il denaro... ho sempre preferito la povertà. Sarò nel mio elemento»” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 30). Una volta ad Ars, Jean-Marie Vienney trascorrerà molto tempo in Chiesa, in preghiera davanti al tabernacolo, soprattutto nel silenzio della notte, per pregare per i peccatori: "Io sono disposto a soffrire tutto quello che Voi vorrete, per tutta la durata della mia vita... purché si convertano" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 36). Egli si opponeva ai balli, ai cabaret e a tutto ciò che poteva portare i suoi parrocchiani lontano da Gesù Cristo. "« Per scacciare il diavolo, è necessario portare la penitenza nel mangiare e nel bere». Egli rende più semplici i suoi pasti, si cucina da solo la quantità di patate di una settimana in una pentola, le mette in un cesto di ferro appeso al muro. Ne prende due - la terza sarebbe stata per gola - le mangia fredde, coperte di muffa..." (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 41).
Il Curato d'Ars conduce una vita semplice, povera e persino penitenziale. Come alcuni dell'epoca facevano discretamente, "si flagella fino al sangue, si fonde con la sofferenza, diventa un vero oggetto di dolore. Trema in ogni fibra del suo essere. La febbre dell'espiazione lo pervade... Si accovaccia sotto la trave della prova volontaria, si identifica con Cristo sulla croce... nel delirio del perdono, della pietà che implora, rivolge il braccio su se stesso, pronto a colpire" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 47). Nel villaggio, le voci circolano. Per alcuni, è un prodigio, un uomo straordinario che "digiuna, si sdraia su una tavola e si frusta fino a sanguinare. Dicono che lo fa per i peccatori". Alcuni lo trovavano curioso, perché "non si è mai visto un tale prete, non si è mai visto un prete così interessato alla salvezza dei suoi parrocchiani" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 49). Presto, le risate e le blasfemie sarebbero svanite. Niente più omicidi, niente più ebrezze; le liti si fanno sempre meno frequenti, ma il diavolo non si rassegna alla sconfitta. Inoltre, i poveri di Ars accorrono e i fondi si esauriscono.
Quando l’abate Vianney arriva a Lione, va a dire messa a Fourvière e chiede nuovamente aiuto a Paolina Jaricot. Prima di rispondere alla richiesta del sacerdote, Paolina si accorge di uno strappo nella sua veste che si accinge a ricucire e gli dice: "Ho una buona notizia da darvi: mio fratello Philéas, che era un vero uomo di mondo, si è convertito e ha fatto voto di dedicare la sua vita al servizio dei poveri. Ha ricevuto una lettera da un certo Signor Rondet che lo prega di sovvenzionare le Missioni creando una piccola società di raccolta fondi. Questo incarico imbarazza mio fratello... Ho letto in un Bollettino delle Missioni che i protestanti hanno nei loro templi in Inghilterra una scatola in cui si raccomanda loro di depositare un penny ogni domenica per le Missioni. Immaginate il valore che questa piccola offerta moltiplicata all'infinito può costituire. Se si facesse una colletta ogni domenica e tutti i lionesi mettessero un soldo… che somma alla fine dell'anno!” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 51).
Vianney incoraggia Paolina, sebbene questa nutra il timore che il denaro raccolto non sia sufficiente a soddisfare le illimitate necessità delle missioni. Ma il Curato d'Ars vede in questa iniziativa un'opera di Dio, l'inizio di un'opera grandiosa. "Lasciate fare a Dio, Signorina. Lui saprà come trovare il suo strumento. Perseverate. Non fatevi scoraggiare dalle difficoltà. La vostra opera crescerà” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 52). Paolina ha una visione chiara del piano che deve mettere in atto: ogni persona che accetta di partecipare al suo progetto dovrà trovare dieci soci che si impegnino a dare un soldo a testa alla settimana. Ci deve essere una persona di fiducia che accetti di ricevere da dieci responsabili di decine la raccolta dei loro associati, e un capo che riscuota le collette di dieci responsabili di centinaia e versi il tutto in un centro comune. Quando Paolina comunica questo progetto all'abate Würtz, questi risponde di getto: «Paolina, lei è troppo sciocca per aver inventato questo piano. Pertanto, non solo glielo permetto, ma la incito vivamente ad eseguirlo!” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 53). Successivamente, quando Paolina "si vedrà estromessa dalla sua opera e, per contenere la ribellione del suo temperamento, si mortificherà e, seguendo l'esempio del suo amico Vianney, si flagellerà" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 58).
In tutte le sue vicissitudini, Paolina è accompagnata dal suo amico, il Curato d'Ars, che ha una conoscenza sorprendente delle anime, lui che così spesso "si chiude dietro la grata del confessionale per diciotto notti consecutive” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 61), per la richiesta di perdono di varie persone. Talvolta occorre aspettare diversi giorni prima che il Curato d'Ars ascolti le confessioni. "Una moltitudine sorprendentemente eterogenea si accalca intorno al confessionale in cui si trova il povero prete, sfinito dal digiuno e dalla veglia. Niente vacanze per l'uomo incatenato notte e giorno, niente passeggiate, niente distrazioni, niente gioia, niente amici; solo il dolore di essere immerso nel fango delle anime” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 66). Probabilmente per alcuni aspetti si tratta di un'esagerazione. Va detto però, che effettivamente Ars è diventato il villaggio dove si va per incontrare "un curato fenomenale” (op. cit., p. 78-79), un prete straordinario che fa miracoli. Legge le anime, la sua parola attira e persuade il peccatore che l'ascolta ad intraprendere un cammino di conversione e pentimento. È così che il Curato d'Ars distrugge il regno del demonio (si veda Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 129).
Paolina è un'amica affidabile; il Curato d'Ars sa che può contare su di lei. Pensa a Paolina, intercede per lei, soprattutto quando sa che è malata. Per il Curato d'Ars, non è forse "la creatura che ha visto morire se stessa e dileguarsi per permettere a Cristo di vivere in lei"? (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 90) ? Quando si trova in difficoltà finanziarie e i suoi piani per "rendere felici i bisognosi" vanno in fumo, la invita a fare come i poveri stessi ( Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 134) : “Prendete in prestito dalle Piaghe del Salvatore ciò che serve per pagare i vostri debiti. Rinunciate a voi stessa. Non aggrappatevi a nulla di ciò che fate, ma solo a Dio. Sopportate le contrarietà con un volto sempre allegro. Siamo vivaci perché siamo orgogliosi. Siate paziente. Questo è il modo di rinunciare a voi stessa” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 92.). Paolina è generosa con i poveri, così come il Curato d'Ars che considera la tasca della sua tonaca come "la tasca passante: Il denaro entra ed esce continuamente per i poveri. La sera, conta i suoi profitti. Se non ha più niente, prende in prestito...” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 68). Paolina prega per il suo amico e lui prega per lei soprattutto da quando Lione vive l'esplosione rivoluzionaria del 1830, con gli "insorti" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 98). Il Curato d'Ars dona, condivide, proprio come l'Oceano che "riceve tutte le acque della terra perché le restituisce tutte al cielo" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 99). Mentre Paolina prega che gli "spiriti maligni" lascino la città di Lione, nel paesino di Ars, si prega e si fa penitenza (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 73.)
Jean-Marie Vianney e Paolina si assomigliano molto "malgrado i forti contrasti, tra il povero di Ecully e la figlia seducente di un fabbricante di seta; tra l'uomo incatenato nel suo confessionale che combatte giorno e notte a capo dei peccatori e li conduce al perdono, e la donna appesantita che esce per le strade di Lione, vessata dai suoi creditori; tra quel piccolo curato rabberciato che continua la sua epopea dietro lo sportello del confessionale e la vittima tradita dagli uomini d'affari. Sono grandi nella prova, nella rovina, nella privazione, nella miseria, nell'abbandono, nell'indigenza, nelle tenebre della terra” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 130). Il curato d'Ars aveva probabilmente ragione nel dire a Paolina: " ‘Dio vi ripagherà un giorno per tutto quello che avete cercato di fare per Lui’. Ed ella avrà imparato la lezione del suo amico, il Curato d'Ars, quando le indicò la croce di legno e le chiese di assumere come motto fino definitivo: ‘Dio solo come testimone, Maria come sostegno. E poi basta’" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 140.) Paolina appare come un'anima ardente, "assetata di vita (amata e da amare), di quell'anima intera che non fa nulla a metà, ‘o l'amore sarà il suo Dio, o Dio sarà il suo Amore’, e che riesce a trionfare su se stessa: ecco una nobile ventura" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 148). Come il Curato d'Ars, Paolina ha costruito castelli interiori nel silenzio e nell'amore, rivelando la potenza dell'amore, la potenza del Vangelo, che può essere vissuto se si accoglie sinceramente Gesù Cristo nel proprio cuore e lo si lascia vivere in noi.