21 ottobre - La vera croce di Paolina: il Vangelo nel sociale

21 ottobre 2021

Paolina rimane colpita dalla difficile condizione degli operai, la cui miseria affievolisce il loro coraggio e la loro virtù. Voleva creare uno stabilimento dove l'operaio, strappato alla schiavitù del lavoro incessante, avesse la sua dignità umana. "Figlia di un industriale che aveva costruito da solo la sua fortuna e di una cardatrice di seta, conosce l'ambiente di lavoro. Conosce i difetti dell'operaio, ma anche la sua carità. Conosce le raffinatezze del mondo e il timbro spaventoso che imprime il denaro” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 140). Sia il denaro che la povertà possono aiutare il cuore ad aprirsi e portare luce ai "popoli idolatri", ma, come si chiede il curato d'Ars scrivendo a Paolina, non possono anche "diffondere in lungo e in largo la piaga delle cattive dottrine e la corruzione dei costumi?” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 103). Poiché l'industria si adopera per "sostituire le braccia dell'uomo con le macchine, l'operaio virtuoso che una volta sapeva e poteva risparmiare per il futuro ed invocare le benedizioni dell'alto sul suo lavoro con la sua elemosina, ora conosce solo l'egoismo e il disagio. Il prezzo delle sue giornate non può più bastare a soddisfare le necessità moltiplicate della sua famiglia” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 103).

La situazione degli operai è difficile da vivere, da capire, e la sua analisi complicata, se si vuole mantenere il rispetto per la distanza storica. “La Chiesa non può mai essere dispensata dall'esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d'altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l'uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell'amore” (Benedetto XVI, Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n°29). La questione che rimane è: come organizzare un vero umanesimo, che riconosca nell'uomo l'immagine di Dio e voglia aiutarlo a condurre una vita conforme a questa dignità? Come possiamo rispettare e promuovere i diritti e i bisogni di tutti, specialmente dei poveri, degli umiliati e degli indifesi? Come favorire in ogni uomo e in ogni donna l'amore che apre la mente al prossimo, in modo che il loro amore per l’altro non sia più imposto, per così dire, dall'esterno, ma sia una conseguenza della loro fede, una fede che opera (cfr. Gal 5,6)?

Quando i poveri soffrono, cosa fanno i ricchi? Probabilmente queste domande non sono poste oggi nello stesso modo in cui lo erano ai tempi di Paolina, ma comunque esistevano. L'amore è gratuito e il programma del cristiano dovrebbe essere quello del "cuore che vede" (Benedetto XVI, Deus caritas est, n°31). Questo era senza dubbio il caso di Paolina, che aveva un cuore aperto ai poveri. "Nel frattempo, i ricchi soddisfano il loro bisogno di piacere e la seduzione dell'oro espande il suo impero e moltiplica il numero delle sue vittime” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 103). Come si può mantenere un giusto ordine sociale, facendo buon uso dell'oro e dell'argento? Quali sono i rapporti che i ricchi e i poveri devono mantenere? Come vivere mantenendo il proprio cuore distaccato da tutto? Queste sono le domande che si pone Paolina, convinta di dover "salvare la virtù", aiutare la Chiesa e i missionari ad annunciare il Vangelo fino ai confini della terra. Il curato d'Ars non esita a chiedere al Signore: "Abbi pietà degli operai cristiani che preferiscono ancora la sofferenza all'abbandono della tua santa legge. Tu, Creatore, sai dove sono le armi. Danne abbastanza ai tuoi amici perché possano difendersi. Lasciami chiedere risorse per la carità, in questo secolo dove tutto è incatenato, delle risorse proporzionate alle immense necessità del tuo popolo” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 104).

Paolina vuole creare la "Banca universale per i poveri", una banca celeste che Paolina sogna da anni, che potrebbe essere avviata da una congregazione di quindici persone, ognuna delle quali potrebbe contribuire con 100.000 franchi. Questo fondo, destinato ad aiutare le opere buone, verrebbe investito in modo sufficientemente redditizio affinché la rendita del 5% possa essere prestata alle opere buone. "Chiameremo questa banca: ‘Opera dei prestiti gratuiti’. Il denaro frutterà in un'industria tipica dove l'operaio sarà trattato con la dignità che si addice a un cristiano, dove il lavoro sarà giustamente retribuito, dove ci sarà il necessario svago e una felice mediocrità. Bisogna prima rendere all’operaio la sua dignità di uomo strappandolo alla schiavitù di un lavoro senza riposo, la sua dignità di padre facendogli gustare le dolcezze e le bellezze della famiglia, la sua dignità di cristiano procurandogli, con le gioie del focolare domestico, le consolazioni e le speranze della religione” (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 104-105). Se ben gestita, la "fabbrica cristiana" di Paolina sarebbe un vivaio di operai virtuosi capaci di diffondere lo spirito buono nella società. Così, il numero di operai-apostoli aumenterebbe. Purtroppo, Paolina sarà rovinata da truffatori e ladri e incontrerà enormi difficoltà e molti fallimenti. Il sogno di Paolina andrà distrutto, per quanto fosse bello e ambizioso: riscattare i miserabili, donare ai poveri, non più l'elemosina di una crosta di pane, ma una vita normale in abitazioni adeguate dove si sarebbero sentiti a casa. Anche a Lorette, la miseria sarà grande e le compagne di Maria dovranno accontentarsi, alcuni giorni, di "una zuppa di pane bollito condita con un pizzico di sale" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 134).

Nello spaventoso campo di battaglia che è la società lionese al tempo di Paolina, si scontrano spesso due antagonisti, l'"uomo denaro" e l'"uomo dolore", gli operai e gli altri lavoratori sfruttati. "Questo vale ½ soldo all'ora, quello ne vale 1" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 101). Allora come oggi, non è facile accogliere i valori del Vangelo nel mondo degli affari, nella realtà del mondo del lavoro, nel cuore della ricerca della giustizia sociale". Paolina si siede su una panchina e guarda tristemente la città bruciata da questo denaro. E il sole al tramonto, come per darle ragione, posa il suo disco giallo sulla città come una grande moneta d'oro. Il suo cuore arde..." (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 101). Occorre denaro per le missioni, per l'annuncio del Vangelo laggiù, lontano, ma occorre anche per aiutare i poveri qui, per trasformare la società in modo che tutti vivano in condizioni migliori e che i valori del Vangelo siano vissuti dal maggior numero di persone possibile. Ma è un'impresa delicata e difficile; Paolina, con il suo grande cuore rivolto ai poveri e alla ricezione del Vangelo, lo imparerà a sue spese. Bisogna sottolineare che a Roma, la Curia rimane ammirata nei confronti di questa donna. Non è "solo l'amicizia che li ispira, ma la profonda convinzione di essere davanti a un prodigio di forza morale sostenuta direttamente da Dio" (Jean Barbier, Le Curé d’Ars et Pauline Jaricot, op. cit., p. 145).