
22 ottobre - Rustrel, la fabbrica di Notre-Dame des Anges
Fin da giovanissima, Paolina Jaricot riflette su ciò che si dovrebbe fare per restituire all'operaio la sua dignità di uomo, di padre e di cristiano. Di fatto, i cristiani si preoccupano della situazione degli operai e si impegnano a ristabilire l'armonia sociale e a sanare le situazioni di povertà. Essi denunciano il peggioramento della condizione operaia nell'industria. Fréderic Ozanam si interessa alla questione sociale, critica il liberalismo economico e, insieme ad altri, cerca un progresso sociale basato sulla realizzazione dei principi cristiani di fratellanza e carità. A suo avviso, la questione che agita il mondo “è la lotta di coloro che non hanno nulla e di coloro che hanno troppo” (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 329). Come fare per concedere un po' di 'tempo libero', un po' di 'salvezza' alla classe operaia, in linea con il movimento del cattolicesimo sociale? Cosa si può fare perché l'operaio ritrovi la sua dignità di uomo, di cristiano, di padre? Come restituire all'operaio la sua dignità di uomo, come far assaporare al padre di famiglia la dolcezza e la bellezza del focolare domestico? Come rendere lo sposo alla sposa, il padre al figlio e "Dio all'uomo, di cui Egli è la felicità e il fine?” (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 340) Bisogna forse creare una fabbrica cristiana?
La carità non basta più; la giustizia deve intervenire, da qui il desiderio di una libera associazione di lavoratori. Si comincia, soprattutto nel nord della Francia, a denunciare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che specula sul suo simile come sul vile bestiame" (Mons. Giraud, Cambrai, 1845; si veda Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 330). Nel 1843, Mons. Affre (Parigi) denuncia questa "nuova schiavitù" a cui conduce l'economia del profitto, che tende a schiacciare i lavoratori dell'industria. È l'inizio di un cattolicesimo sociale a cui fa eco Ozanam. I vescovi si occupano prevalentemente di principi morali e spirituali e sono generalmente ostili alle dottrine socialiste e tacciono sull'idea di associazioni di lavoratori, che Ozanam in particolare propugna. Le loro speranze sono riposte soprattutto nel ripristino della fede e in un ritorno alla religione.
All'epoca di Paolina, “l'industria della seta occupa circa 40.000 lavoratori, 30.000 dei quali sono tessitori detti canut. Vivono stipati con le loro famiglie nelle anguste abitazioni dei quartieri della Croix-Rousse e di Saint-Georges. La Place des Terreaux, vicino alla quale abita la famiglia Jaricot, era il vero centro del commercio” (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 323). Con l'avvento dei telai meccanici, i bambini iniziano ad essere molto richiesti. Gli interessi dei datori di lavoro si sovrappongono a quelli delle famiglie, che ottengono così un salario supplementare, a scapito dell'educazione e della salute dei bambini. La legge che regola il lavoro risale al 1841 ed è mal applicata. Anche le donne sono richieste, sebbene la legge esiga l'autorizzazione del marito, a cui peraltro appartiene il salario. “A Lione, le operaie della seta lavorano dalle 14 alle 16 ore al giorno, a volte di più, dalle 3 del mattino in estate, le 5 del mattino in inverno e fino a notte, a volte fino alle 23. La domenica è l'unico giorno libero. I laboratori sono malsani e poco illuminati. [...] I bassi salari e i periodi di disoccupazione creano un problema insormontabile per molte donne sole e portano all'insorgere di molti casi di sfruttamento sessuale. La prostituzione si sviluppa in particolare tra le operaie della seta. Paolina vede tutto questo con i suoi occhi, se non altro quando si reca nei cortili [traboules] e nelle strade di Lione per raccogliere il soldo settimanale per la Propagazione della Fede” (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 323).
Naturalmente gli operai si organizzano per trovare soluzioni al loro disagio, ma in ogni caso la loro vita è difficile. Esiste un sistema di “mutualismo”, ovvero delle società che riuniscono i lavoratori che, in cambio di un contributo mensile, ricevono un aiuto in caso di malattia, disoccupazione o vecchiaia. Questo sistema, che era già in vigore a Lione, ha permesso di istituire il cosiddetto ‘Dovere mutualistico’” (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 324). Durante le giornate del novembre 1831 e poi gli scioperi a partire dal 1833, si verificano tensioni e conflitti "tra i mutualisti operai e i repubblicani, la cui attività a Lione si esprime sotto forma di banchetti, società segrete e giornali" (Catherine Masson, Pauline Jaricot, op. cit., p. 324). Anche se questo ‘mutualismo di resistenza’ sarà disgregato dopo la repressione che seguirà le giornate del 1831, il concetto di mutualismo assistenziale continuerà a svilupparsi. Paolina si chiederà se non sia necessario andare oltre, convertendo gli operai cristiani in apostoli capaci di trasformare la società in profondità attraverso lo spirito del Vangelo. L'ideale, secondo lei, sarebbe la creazione di fabbriche cristiane dove tutte le regole, compreso l'aiuto reciproco tra i lavoratori, sarebbero basate sul Vangelo.
Paolina Jaricot vuole creare un'azienda, Notre-Dame des Anges, legata alla famiglia Perre-Allioud. Di fatto, essa erogherà continuamente fondi in denaro che però, invece di servire al suo progetto, saranno utilizzati per altre acquisizioni e per altre spese. Quando Paolina consiglia ai suoi stretti collaboratori di essere prudenti, riceve una risposta che nasconde tutta la malizia di una “coalizione tra vecchie volpi” che lavorano insieme per fondare una nuova società, sfruttando “l'idea della Banca del Cielo e la partecipazione di Paolina” (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. op. cit., p. 244). A Paolina viene detto: "Un cuore cristiano non può nutrire sentimenti di odio e di vendetta” (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. Biographie, Paris, Mame, 2005, p. 244). E anche se Paolina sottolinea che c'è "una differenza abissale tra senso di vendetta e fiducia cieca” (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. op. cit., p. 244), il denaro di Paolina sarà sottratto così come quello degli amici e dei piccoli azionisti che si erano fidati di lei e che avevano partecipato al suo progetto. Si trattava principalmente di persone appartenenti alla rete della Propagazione della Fede e alla rete del Rosario Vivente.
Il 3 aprile 1846 nasce la fabbrica denominata “Société des Forges de Sainte-Anne-d’Apt” il cui scopo principale è quello di trasformare la ghisa degli altiforni di Rustrel in ferro e lamiera. Ma le cose si complicano, la società viene seriamente compromessa e Paolina capisce che il suo progetto sta entrando in una fase critica, addirittura disastrosa, soprattutto per i piccoli azionisti che aveva coinvolto personalmente. Appena sei mesi dopo la sua fondazione, la Sociétés des Forges de Sainte-Anne d'Apt "mostra una perdita di più di 100.000 franchi, a causa di un indicibile sperpero di fondi. Rimangono solo 600 franchi nelle casse e una quantità di merce in vendita che non supera i 9.000 franchi. D'altra parte, i debiti da saldare per beni immobili e manodopera ammontano a 500.000 franchi” (Sr Cecilia Giacovelli, Pauline Jaricot. op. cit., p. 246). Paolina è rovinata da truffatori e ladri. Il suo bel progetto morirà; eppure si trattava di una "fabbrica cristiana" dove il Vangelo sarebbe stato il riferimento, in modo da trasformare gli operai in lavoratori virtuosi e apostoli. Paolina morirà "vittima", rovinata e vilipesa; ma senza perdere fiducia nel suo "Sposo divino". Questo la porterà ad approfondire la sua meditazione sul mistero della croce.