7 ottobre - Anno 1822. L’amore infinito nella divina Eucaristia

07 ottobre 2021

Nel 1822, all'età di 23 anni, Paolina scrive L'Amore infinito nella divina Eucaristia.  Cosa potrebbe scrivere una ragazza di quell'età sull'Eucaristia se non una serie di “considerazioni sdolcinate immerse in un eccesso di affettività?” (J. Servel, Un autre visage. Textes inédits de Pauline Jaricot, Ed. du Chalet, 1962, p. 185). Paolina ha forse scritto questo testo in una notte, di getto, mentre provava un violento dolore al pollice della mano destra a Saint-Vallier? L'ha scritto su ordine dell'abate Würtz, che lo ha semplicemente alleggerito correggendo alcune frasi piuttosto pesanti, senza alterare significativamente il pensiero della scrittrice? La signorina Jaricot prendeva volentieri la penna, come si può vedere in L'Amore infinito nella divina Eucaristia (L’Amour infini dans la divine Eucharistie, Paris, Mame, 2005) e, successivamente, in Il Rosario Vivente (Le Rosaire vivant, Paris, Lethielleux, 2011). Questa prima stesura fu senza dubbio rielaborata a Lione, sotto l'immediata supervisione dell'abbate Würtz, per una seconda edizione, quella del 1824. Questo testo non contiene la precisione di un teologo esperto, né tutto ciò che riguarda i miracoli.

Paolina vuole cercare di saldare logicamente gli elementi della rivelazione, così come li ha assimilati. Si è nutrita della Fede della Chiesa, incaricata di "offrire e perpetuare il sacrificio della salvezza fino alla consumazione dei secoli, e in questo modo rendere inesauribile la fonte dei meriti e delle grazie del Salvatore, e infine mantenere sempre colmo il serbatoio del suo prezioso sangue" (J. Servel, Un autre visage. op. cit., p. 186). Paolina si rivolge a Gesù fin dalle primissime righe: “Cuore adorabile di Gesù, tu sei l’origine della divina Eucaristia, il capolavoro dell’amore infinito. Con questo sacramento, hai trovato il modo di unire a te l’uomo, tanto intimamente da fare una sola cosa con lui, il tuo cuore diventa il principio della nostra vita spirituale, come il nostro cuore è il principio della nostra vita temporale” (J. Servel, Un autre visage. op. cit., p. 186)

Paolina ha preso coscienza dell'amore di Gesù e questo appare quando scrive, un amore che si rivela agli occhi risvegliati della Fede: “Con quale eccesso di amore ci hai amati! Non contento di aver istituito la divina Eucaristia, affinché il Corpo e il Sangue della Vittima infinita diventassero il nutrimento spirituale delle nostre anime e il pegno della nostra gloriosa risurrezione, hai voluto anche che essa perpetuasse la memoria e i meriti della tua vita e morte” (J. Servel, Un autre visage, op. cit., p. 186). Come possiamo lasciarci convincere dall'amore infinito di Gesù Cristo? Come possiamo capire il mistero di un Dio crocifisso, le sue umiliazioni, la sua corona di spine, il suo annientamento nella divina Eucaristia? Come possiamo lasciarci toccare fin nei nostri sensi? Il Dio così generoso si manifesta nel suo amore infinito. I frutti di grazia che Cristo ha acquisito per noi durante la sua Passione non sono forse tutti contenuti nel sacrificio eucaristico, come cercava di spiegare San Tommaso d'Aquino? (si veda J. Servel, Un autre visage, op. cit., p. 187).

Non è forse tutto riferito all'amore di Dio e tutte le grazie non scaturiscono dal sacramento dell'amore, l'Eucaristia? Certo, non è facile parlare dell'Eucaristia celebrata ogni giorno, della salvezza acquisita una volta per tutte e del sacrificio di Cristo immolato ogni giorno, insistendo sui meriti, le sofferenze e la morte di Cristo, come cercò di fare Paolina con le espressioni del suo tempo. Ma ella aveva capito che l'Eucaristia è veramente la fonte di tutti gli altri sacramenti, poiché è da essa, come da una fonte divina, che scaturisce tutto: il battesimo e gli altri sacramenti radicati nell'unico amore della Trinità. 

Oggi, più che mai, l'Eucaristia è soprattutto il rendimento di grazie e la lode al Padre, il memoriale sacrificale di Cristo, la presenza di Cristo attraverso la potenza della sua parola e del suo Spirito. Essa è il fulcro della vita cristiana, il fulcro della missione della Chiesa, il fulcro dell'evangelizzazione. Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e culmine di ogni vita cristiana, i fedeli incorporati alla Chiesa dal battesimo offrono a Dio la vittima divina e si offrono con essa; “così tutti, sia con l'offerta che con la santa comunione, compiono la propria parte nell'azione liturgica, non però in maniera indifferenziata, bensì ciascuno a modo suo. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente la unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata” (Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n°11).