8 ottobre - Anno 1826. Il Rosario Vivente

08 ottobre 2021

Nel 1826, Paolina Maria Jaricot crea il Rosario Vivente. Il Rosario Vivente e la Propagazione della Fede sono le due opere principali di Paolina. Quando lancia il Rosario Vivente, lo modella sulla Propagazione della Fede, fondata qualche anno prima. Questo rinnovamento della pratica del Rosario è stato prima di tutto un'opera di evangelizzazione. Paolina appare come un apostolo e vuole far sorgere altri apostoli. Per Paolina, il Rosario Vivente "è per il fedele comune e, come sono chiamati nel mio paese, i cristiani a grana grossa, al fine di condurli a Maria attraverso i legami della rosa" (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant. Cette harpe vraiment divine, Paris, Lethielleux, 2011, p. 19.) Paolina vuole mettere in atto una pratica che sia alla portata di tutti, una sorta di "breviario dei poveri" come viene talvolta chiamato il Rosario Vivente, con tre obiettivi: far pregare coloro che hanno difficoltà a farlo; lottare con la preghiera contro i mali che affliggono la società; formare centri di comunione missionaria. È necessario pregare, certo, ma pregare insieme per attirare gli altri nella preghiera e nel rinnovamento della vita. “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Il Rosario Vivente è un solido nutrimento attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, i misteri della Salvezza. Per Paolina, tutte le cose buone le sono venute tramite il Rosario Vivente, in particolare “l'umiliazione del cuore e la preghiera basata sulla fiducia nei meriti del Figlio di Dio”. È così che ha ottenuto il “regno della pace” nella sua anima. Attraverso la pratica del rosario, spiega Paolina, “la mia mente si è distaccata in particolare da tutti i ragionamenti della saggezza degli uomini, per desiderare la salvezza dell'universo solo nei misteri della vita e della morte di un Dio fatto uomo e vittima della sua carità. Per la virtù del Santo Rosario, il mio cuore ha osato unire la sua voce a quella di un Dio Salvatore le cui lacrime, povertà e sofferenze non hanno mai cessato di risuonare nelle suppliche del Padre nostro” (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit, p. 19-20.)

Di fatto, con la preghiera del Rosario, è il Vangelo ad essere sulle labbra: il saluto angelico, la preghiera del Signore, il Vangelo che viene ripreso attraverso i misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. Attraverso il Rosario Vivente, Paolina appare come una missionaria laica dalle grandi doti organizzative, preoccupata di usare una buona pedagogia della Fede. Rivela il suo volto di maestra di vita spirituale che condivide i frutti della sua contemplazione, della sua meditazione dei misteri del Rosario, dell'opera di Salvezza. Il Rosario appare come una sintesi del Vangelo. L'obiettivo è moltiplicare i gruppi del Rosario vivente, risvegliare la fede come ai tempi di San Domenico e realizzare opere di salvezza. È quindi importante conoscere il Rosario Vivente e capire il legame che stabilisce tra preghiera e missione, da un lato, e tra meditazione del Vangelo e comunione ecclesiale, dall'altro.

Nelle pagine seguenti parleremo dell'organizzazione del Rosario Vivente, di quello che può essere presentato come il suo manuale e di come può apparire come un vero strumento di apostolato. Il modo di meditare i misteri della salvezza, con gli occhi fissi su Gesù e Maria, e prendendo spunto dagli esercizi di Ignazio di Loyola, può permettere a chi pratica il Rosario Vivente di nutrirsi spiritualmente e di crescere in santità. L'amore per Cristo che ha consumato Paolina la spingerà a pregare, agire e aiutare gli altri ad entrare nella stessa dinamica d'amore: “La tensione sconfinata di amare, la sete divorante di possedere il mio Dio, mi spingeva anche ad agire per la sua gloria. Sentivo che Colui che inebriava la mia anima di questa fiumana di tenerezza, domandava qualcosa nei miei riguardi …. Pur tuttavia mi accompagnava costantemente un presentimento interiore che mi assicurava: Dio vuole servirsi di te per la sua gloria! Tu sei destinata a realizzare i suoi disegni (per ora) nascosti” (Pauline Jaricot, Le Rosaire vivant, op. cit., p. 17)